La malattia venosa può aumentare il rischio di problemi cardiocircolatori

Sono diverse le evidenze cliniche ed epidemiologiche che confermano una correlazione tra la presenza di malattia venosa cronica e l’aumento del rischio delle principali malattie cardiovascolari, come l’infarto miocardico acuto, la cardiopatia ischemica, le malattie cerebrovascolari e le malattie vascolari periferiche. Da un punto di vista generale non esiste apparentemente comunicazione fra sistema arterioso e sistema venoso, se non quella anatomica nella struttura generale dell’apparato cardiovascolare. L’aspetto interessante però è che sono stati individuati elementi patogenetici in grado di influenzare contemporaneamente sia gli aspetti pro-infiammatori della malattia venosa cronica che quelli tipici della malattia arteriosa. È quindi importante ribadire che le ultime evidenze scientifiche non hanno soltanto messo in evidenza un’associazione tra due patologie concomitanti, ma hanno anche portato all’identificazione di un link centrale che permette di passare dalla malattia venosa a quella arteriosa.

La malattia venosa cronica ha il vantaggio di poter essere diagnosticata in maniera relativamente semplice, verosimilmente in largo anticipo rispetto alla comparsa delle alterazioni sul distretto arterioso. Sulla base delle ultime evidenze scientifiche sarà dunque importante dedicare a questa patologia una maggiore attenzione dal punto di vista terapeutico, non considerandola solo nelle fasi più avanzate ma trattandola sin dai primi sintomi come possibile fattore di rischio per la progressione della malattia arteriosa. È quindi necessario un cambio culturale da parte della classe medica ma anche dei pazienti, ponendo maggiore attenzione ad una patologia solitamente sottovalutata e presa in considerazione solo nelle sue manifestazioni più gravi.

Recentemente pubblicato sull’European Heart Journal, lo studio Gutenberg ha indagato, per la prima volta in una popolazione generale, la prevalenza dell’Insufficienza Venosa Cronica – stadio avanzato della MVC – e l’associazione tra questa e le comorbidità cardiovascolari (CV), dimostrando che all’aumentare della gravità della MVC è associato un aumentato rischio cardiovascolare, così come un aumento della mortalità da tutte le cause.

Il link tra la MVC e le malattie cardiovascolari è dato principalmente dal fatto che le due patologie condividono alcuni fattori di rischio come l’età, il fumo, il diabete mellito, l’obesità e il sovrappeso, che si associano ad una disfunzione dell’endotelio, un’infiammazione cronica e una trombosi che è dovuta al lento flusso e alla conseguente ipercoagulabilità che costituiscono le basi fisiopatologiche di entrambe le patologie.

A confermare la correlazione tra la MVC e le patologie cardiovascolari anche un altro importante dato emerso dallo studio, che dimostra per la prima volta che la MVC è in realtà un importante marker predittore di patologie cardiovascolari come infarto e ictus.

Lo studio Gutenberg ha infatti dimostrato che le persone con MVC nelle fasi più avanzate hanno un rischio maggiore di sviluppare negli anni una malattia cardiovascolare di tipo arterioso e hanno anche una mortalità per tutte le cause, rispetto alle persone che non ne soffrono.

Nel video:

  • Leonardo DE LUCA, Direttore Cardiologia Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – Università di Pavia
  • Alberto FROIO, Professore Chirurgia Vascolare Università Milano-Bicocca – Ospedale Niguarda Milano
  • Claudio BORGHI, Direttore Medicina Cardiovascolare S. Orsola-Malpighi Policlinico – Università di Bologna
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