Difese immunitarie “deboli”, attenzione al Fuoco di Sant’Antonio

L’Herpes zoster, chiamato anche Fuoco di SantAntonio, è una malattia infettiva scatenata dalla riattivazione del virus che causa la varicella. Nove adulti su dieci hanno contratto il virus durante la loro vita e il 12% ha già avuto il Fuoco di Sant’Antonio. Sono alcuni dei dati emersi da un sondaggio globale promosso da Gsk in occasione della settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster, condotta dall’azienda farmaceutica in collaborazione con la Federazione internazionale sull’invecchiamento (IFA) per aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull’impatto dell’Herpes zoster.

Secondo il sondaggio, gli italiani sanno come si manifesta l’Herpes zoster: l’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi.

Circa un individuo adulto su tre è a rischio di sviluppare un episodio di Herpes zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, ma l’herpes zoster non deve essere considerato una malattia soltanto della terza età. «L’Herpes zoster colpisce le persone con difese immunitarie indebolite, quindi oltre agli anziani, anche le persone con diabete, malattie reumatologiche, tumori, o che assumono farmaci che interferiscono sul sistema immunitario» avverte Francesco Vitale, Professore di Igiene all’Università di Palermo.

È per questo motivo che è importante prevenire la malattia in tutte le persone “fragili” e per quanto riguarda la prevenzione, il vaccino viene considerato una valida modalità di prevenzione per il 62% degli intervistati, ma il 30% non ne conosce la disponibilità e per 8 persone su 100 il Fuoco di Sant’Antonio non è prevedibile.

Anche Maria Laura Tini, Medico di Medicina Generale, Patient advocate per Fondazione IncontraDonna, ma anche persona colpita da un tumore, sottolinea limportanza delle vaccinazioni: «I«vaccini sono presidi indiscutibili. In veste di paziente oncologica e quindi ‘fragile’ ho necessità di informarmi e di essere guidata in un percorso di prevenzione secondaria da tutti gli attori sanitari: il mio Medico di Medicina Generale, l’oncologo, l’infermiere, l’assistente sanitario, il farmacista, le associazioni dei malati oncologici, la mia ASL. A causa delle numerose vaccinazioni dovute al Covid, alcuni miei pazienti mi hanno detto di avere una sorta di “stanchezza vaccinale”: dobbiamo invece prendere coscienza che le vaccinazioni sono un privilegio, che noi italiani possiamo ottenere gratuitamente».

Nel video: 

  • Francesco VITALE
    Professore di Igiene all’Università di Palermo
  • Maria Laura TINI
    Medico di Medicina Generale e Patient advocate per Fondazione IncontraDonna
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