Visite oncologiche: è il momento di recuperare il tempo perduto

La pandemia di coronavirus ha provocato lo stop delle attività ambulatoriali e di ricovero non urgenti e differibili, ma con l’inizio della fase 2 è stato dato avvio alla graduale riapertura della sanità ordinaria e alla riprogrammazione, da parte delle Aziende Sanitarie, delle attività di erogazione delle prestazioni (di ricovero e ambulatoriali) programmabili e non urgenti.

Sarà però una ripresa graduale: in uno studio di Nomisma intitolato “Il peso del lockdown sugli screening oncologici. Quanto dobbiamo recuperare” le ricercatrici Paola Piccioni e Maria Cristina Perrelli indicano come la ripresa delle attività troverà verosimilmente piena applicazione solo a partire dal mese di settembre.

«Il Servizio Sanitario Nazionale a inizio di settembre 2020 si troverà ad aver eseguito solo un terzo dei test di prevenzione effettuati mediamente in un anno per tumore alla mammella, cervice dell’utero e colon retto»c avvertono le due ricercatrici di Nomisma. «Per giungere a fine anno “in pari” con gli anni precedenti sarà necessario effettuare negli ultimi quattro mesi dell’anno 1,2 milioni di test diagnostici mammografici, 1,1 milioni di test cervicali e circa 1,6 milioni di test colorettali. Sono numeri straordinari che con ogni probabilità il Servizio Sanitario Nazionale farà fatica a soddisfare nel breve periodo».

Per Nomisma il recupero dei ritardi accumulati si troverà ostacolato da molteplici fattori quali, primi fra tutti, il distanziamento sociale che imporrà un contenimento degli accessi nelle strutture e una possibile iniziale refrattarietà della popolazione a sottoporsi ad esami diagnostici che, purtroppo, in diversi casi (in particolare in alcune regioni) vengono ancora considerati non strettamente necessari o comunque rimandabili.

Le ricercatrici di Nomisma prospettano diversi scenari: pianificazione del recupero non sul breve, ma almeno sul medio periodo e interpretazione dell’esperienza legata all’emergenza Coronavirus quale input per un “aggiornamento” delle strategie e degli impianti organizzativi fino ad ora adottati. E’ inoltre probabile che i Servizi Sanitari regionali, nella prima fase di ripresa, concentreranno gli sforzi sulle fasce di età e sulle situazioni valutate come maggiormente a rischio.

«Auspichiamo che la corsa al recupero diventi “occasione per riflettere su possibili rimodulazioni migliorative delle attività e sull’opportunità di un eventuale potenziamento delle risorse (economiche, umane, tecnologiche) di norma dedicate» proseguono Paola Piccioni e Maria Cristina Perrelli.

Quanto sia importante la prevenzione secondaria è dimostrato dai numeri: si stima che ogni anno attraverso questa attività (programmi di screening pubblici+controlli effettuati nel privato) sia possibile individuare precocemente circa 11mila carcinomi mammari, 8.000 lesioni (con Istologia CIN II o più grave) alla cervice dell’utero e 3.800 carcinomi colorettale.

«Quel che è certo è che la prevenzione oncologica deve restare un asset fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale anche in periodo di crisi. Gli investimenti effettuati negli anni, i risultati ottenuti e i gap da colmare in alcune aree del Paese devono rappresentare la base dalla quale le Regioni dovranno riorganizzarsi e ripartire» conclude lo studio.

Total
1
Condivisioni
Articolo Precedente

Partecipa a Scuolaremota, il questionario sulla didattica online

Articolo Successivo

Buone notizie per le coppie con problemi di fertilità che hanno deciso di ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita

Articoli correlati