Un progetto per informare le donne sulle malattie reumatologiche e dermatologiche

Un approccio di genere è fondamentale nel campo delle malattie autoimmuni reumatologiche e dermatologiche. Le donne risultano più esposte a queste patologie perché presentano una particolare predisposizione genetica e ormonale, che favorisce lo sviluppo di risposte autoimmuni più aggressive. Le malattie reumatologiche interessano oltre 3,5 milioni di italiane. Solo l’artrite reumatoide colpisce tre volte più le donne rispetto agli uomini. Diventa, quindi, necessario avviare nuovi percorsi di ricerca che abbiano, per esempio, lo scopo di valutare se e come la risposta di un farmaco possa essere influenzata dal genere del paziente.

Un altro dato importante da considerare nelle patologie reumatologiche e dermatologiche autoimmuni è l’aspetto della loro cronicità, che impone un rapporto con le persone affette da queste malattie duraturo nel tempo, che tenga conto della qualità della vita. In particolare, va prestata grande attenzione al tema della genitorialità, che, per la donna, ha implicazioni importanti relativamente alla contraccezione, alle terapie durante la gravidanza e l’allattamento. Va quindi valutata attentamente la scelta dei trattamenti e, quando possibile, vanno privilegiati quelli che consentono ad una paziente di poter progettare una normale vita familiare.

Se n’è parlato nel webinar “Donne a 360°. La sfida della Medicina di Genere per le malattie croniche autoimmuni reumatologiche e dermatologiche”, promosso da Ucb Italia, un confronto tra esperti e rappresentanti delle istituzioni durante il quale è emerso che sperimentazioni mirate, terapie dedicate e percorsi specifici possono rappresentare strategie capaci di migliorare la qualità di vita delle donne che convivono con patologie croniche, in alcuni casi fortemente invalidanti e che devono, quindi, poter beneficiare di un approccio integrato e personalizzato.

«La differenza tra uomo e donna è evidente nell’istologia della cute, in immunologia e in diversi altri aspetti, come abbiamo visto anche con il Covid, con una mortalità più bassa tra le donne e reazioni diverse ai vaccini, le donne poi sono più svantaggiate per le condizioni socio-economiche, e anche se vivono più a lungo hanno un’aspettativa di vita uguale a quella degli uomini, quindi in media periodi di malattia più lunghi: servono dunque percorsi diagnostico-terapeutici ad hoc»  ha spiegato Gabriella Fabbrocini, professore ordinario di dermatologia e venereologia dell’Università Federico II di Napoli e relatrice al webinar di Ucb.

Anche le istituzioni oggi riconoscono l’esigenza di adottare un approccio di genere e di includerlo in tutte le specialità mediche, dalla prevenzione, alla ricerca farmacologica, dalla diagnostica alle terapie, garantendo così a donne e uomini il diritto a ricevere le cure più appropriate. In questo contesto si inserisce “Genere Donna”, un progetto di informazione rivolto a tutte le donne con malattie autoimmuni reumatologiche e dermatologiche, che vede l’azione sinergica di tre importanti Associazioni Pazienti impegnate attivamente sul territorio nazionale: ANMAR OnlusAPIAFCO e APMARR, con l’obiettivo di aumentare nelle donne la conoscenza delle patologie autoimmuni reumatologiche e dermatologiche e la loro consapevolezza di quanto sia importante prendersi cura della propria salute, per valorizzare al massimo la qualità della propria vita.

 

Nel video:
Silvia TONOLO
Presidente ANMAR – Associazione Nazionale Malati Reumatici

Antonella CELANO
Presidente APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare

Valeria CORAZZA
Presidente APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza

Clara DE SIMONE
Professore di Dermatologia Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

Roberto CAPORALI
Professore di Reumatologia Università degli Studi di Milano

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clipSALUTE il Tg di domenica 7 novembre 2021

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