Acqua, fonte di benessere per mente e corpo 

I nutrizionisti dedicano sempre maggiore attenzione al tema dell’apporto idrico con la dieta.
L’acqua infatti è un alimento essenziale che ha un ruolo primario e insostituibile nell’idratazione dell’organismo, contribuendo al mantenimento dello stato di benessere.
Sono questi i temi principali del congresso dal titolo “Acqua, Salute e Benessere”, promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini. Un’occasione per illustrare le proprietà benefiche dell’acqua, ma anche per sfatare alcune convinzioni errate.

Del resto è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo che l’acqua ricopre anche per quanto riguarda anche l’apporto di sostanze utili per l’organismo, grazie alla sua elevata biodisponibilità, cioè la quantità di elementi presenti in essa che vengono assimilati dall’organismo, primo tra tutti il calcio. «Le acque minerali contenenti almeno 300 milligrammi di calcio per litro e povere di sodio devono essere considerate come una vera e propria fonte alimentare di calcio» spiega Alessandro Zanasi, direttore del Museo Nazionale della Risorsa idrica e delle Acque minerali e chairman del Congresso “Acqua, Salute e Benessere” organizzato da Alessandro Zanasi, Dipartimento ad Attività Integrata Cardio-Toraco-Vascolare del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini. «Uno studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato come l’assunzione di un’acqua minerale ricca di calcio contribuisce al mantenimento di uno stato di salute ottimale delle ossa».
Va inoltre sfatato il mito che le acque ricche di calcio favoriscano la calcolosi renale. «Il calcare aggredisce i nostri elettrodomestici ma non il nostro organismo» prosegue Zanasi. «Sono numerosi gli studi che hanno evidenziato come un elevato apporto di calcio non si accompagni a un aumento del rischio di calcolosi renale. Anzi, alcuni studi hanno dimostrato che le persone che introducono poco calcio sono particolarmente esposte alla formazione di calcoli renali. Una maggiore disponibilità di calcio nella dieta lega l’acido ossalico al calcio ancora prima che giunga nel tratto gastrointestinale riducendo significativamente la sua assimilazione e quindi la sua presenza nelle urine, per cui non vi è rischio aumentato di calcoli. E’ quindi importante il momento dell’assunzione del calcio, che deve avvenire durante i pasti».

La mente è brillante se viene idratata
Considerando che il nostro cervello è costituito per l’85% di acqua e che in esso circolano circa 1400 litri di sangue nel corso delle 24 ore, risulta facile comprendere quanto il perseguimento di un ottimale bilancio idrico sia essenziale per il corretto funzionamento di questo organo vitale. Grazie al suo contenuto liquido, infatti, il cervello amplifica la propria conduttività elettrica e permette alle correnti elettriche (attraverso le quali avvengono le connessioni tra le varie aree del cervello e tra queste e il resto del corpo) di propagarsi a elevata velocità e in maniera fluida e continua.
«Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione diretta tra il grado di disidratazione e i livelli di efficienza cerebrale e performance intellettiva» commenta Zanasi. «Le prime avvisaglie arrivano già per valori di disidratazione intorno al 2%, con insorgenza di cefalee, senso di stanchezza, iniziale compromissione dell’attenzione e della concentrazione, riduzione della capacità e accuratezza nell’eseguire compiti, anche semplici. Si osservano anche rallentamenti nel tempo di reazione, riduzione delle capacità viso-motorie, della capacitò di svolgere correttamente calcoli aritmetici e diminuzione della memoria a breve e lungo termine».
Il rapporto tra acqua e cervello è evidenziato anche da un recente studio britannico, secondo il quale bere acqua minerale ricca di silicio può rallentare il declino cognitivo.

Un bene prezioso che non va sprecato
Si chiama impronta idrica l’acqua utilizzata durante il ciclo di lavorazione e la commercializzazione dei beni che ogni giorno consumiamo, acquistiamo e utilizziamo, dal cibo ai vestiti, da un’automobile a un computer. C’è una parte di impronta idrica che viene chiamata “verde”, e rappresenta l’acqua piovana evaporata durante le fasi di produzione; l’impronta idrica “blu”, ovvero l’acqua utilizzata che non torna al corso d’acqua da cui proviene; e quella “grigia”, che rappresenta il volume di acqua che viene inquinata per produrre un bene.
Per esempio, per produrre una tazza di caffè ci vogliono 140 litri di acqua, per un chilo di carne rossa occorrono oltre 15mila litri d’acqua.
Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences sottolinea come la produzione agricola sia responsabile del 92% dei consumi globali, quella industriale del 4,4% e quella domestica del 3,6%.
E gli italiani sono tra i maggiori consumatori di acqua nel mondo. Secondo la ricerca Water footprints of nations ( Unesco 2007), ogni italiano consuma 2.332 metri cubi d’acqua all’anno, al livello di Spagna e Grecia. Solo gli Stati Uniti ne consumano di più (2.483 metri cubi). La media mondiale è 1.243, mentre nella maggior parte dei paesi poveri i consumi scendono sotto i mille metri cubi.
«La crisi dell’acqua, provocata dall’eccessivo utilizzo in agricoltura, è prevista attorno all’anno 2030. Dobbiamo impegnarci per trovare un sistema sostenibile per evitare che in futuro possa mancare questo elemento cos prezioso per la vita dell’umanità e della Terra» conclude Zanasi.

Nel video intervistato:

  • Alessandro Zanasi
    Direttore Museo Nazionale Risorsa Idrica e Acque Minerali – Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare Policlinico S. Orsola – Malpighi di Bologna

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