Un controllo entro i 5 anni di vita per prevenire “l’occhio pigro”

L’ambliopia, comunemente nota come “occhio pigro”, è la riduzione della capacità visiva di un occhio che, dopo i primi anni di vita, se non curata si aggrava e diventa irreversibile. Nei paesi industrializzati interessa dal 2% al 5% della popolazione pediatrica, quindi mediamente un bambino su 30. 

Il problema ha notevoli implicazioni sociali perché, oltre a creare difficoltà scolastiche, può persino precludere, da adulti, l’ammissione a concorsi pubblici o il conseguimento della patente di guida. Tuttavia se viene scoperto e contrastato subito, entro i 5 anni di età, può essere corretto. In caso contrario insorgono danni permanenti e non più correggibili.

«E’ una condizione patologica della visione in cui un “ostacolo” nella primissima infanzia, impedisce o riduce la maturazione della capacità visiva di un occhio» spiega Lelio Sabetti, Docente di Malattie dell’Apparato Visivo all’Università degli Studi di L’Aquila. «Purtroppo nella maggior parte dei casi  non ha manifestazioni apparenti, il bambino non presenta particolari limiti, per questo sono necessari screening tempestivi le visite precoci che permettono di diagnosticarla e di instaurare la terapia più corretta». 

Affrontare con successo l’occhio pigro non è difficile: si tratta di stimolare l’occhio che vede meno (e che per questo il cervello tende a escludere) penalizzando la visione dell’occhio migliore, che va occluso per periodi definiti dall’oculista. Il cervello, in questo modo è costretto a usare l’altro. Accanto a questo metodo tradizionale,  oggi se ne affiancano altri più tecnologici: farmaci, lenti defocalizzanti, oppure a cristalli liquidi. 

Ma per poter correggere bisogna prima scoprire quali bambini hanno “l’occhio pigro”. Il Servizio Sanitario Nazionale però, in quest’opera di prevenzione, non è molto presente e per questo, nel 2019 è nato in Italia il progetto Sight for kids, voluto dai Lions sulla scorta di analoghe esperienze fatte all’estero.

«Vista la situazione abbiamo deciso di intervenire con un progetto mirato che si basa su due pilastri: campagne di screening della vista a quanti più bambini possibile e informazione» dichiara Massimo Di Pietro, Responsabile dell’Oftalmologia Pediatrica e del Servizio di Elettrofisiologia oculare del Policlinico dell’Università di Catania e coordinatore nazionale di Sight fot Kids. «Dall’inizio dell’attività abbiamo controllato circa centomila bambini tra i 3 e i 5 anni e ci proponiamo di controllare nel 2024 almeno cinquantamila bambini sul territorio nazionale. Poiché come è stato detto l’ambliopia ne riguarda uno su 30 circa, ci aspettiamo di poterne individuare e avviare alle cure circa 1600 -1700 bambini».

Ma come avviene in pratica lo screening? Il Lions Club locale individua le Scuole dell’Infanzia dove intervenire, viene presentata l’iniziativa ai Dirigenti Scolastici per richiede l’adesione e si fanno incontri con i genitori. In una giornata il personale sanitario (medico oculista o ortottista) esegue  una serie di test oculari. Il tutto dura dai 5 ai 10 minuti per bambino.

Per approfondimenti: www.sightforkids.it

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