Insonnia, agire sui sintomi notturni per un’ottimale performance diurna 

Oggi per l’insonnia cronica è iniziata una nuova fase che parte dall’assunto,  in linea con i criteri diagnostici, che siamo di fronte ad una patologia delle 24 ore: non un problema da stigmatizzare ma una patologia riconosciuta da parte di medici e pazienti che va inquadrata e trattata in maniera appropriata.

«Finalmente l’insonnia viene classificata come un disturbo a sé stante che ha sia una componente notturna, per cui il paziente fa fatica o ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sia una componente diurna con specifiche conseguenze durante il giorno come irritabilità, scarsa concentrazione e attenzione, sonnolenza» afferma Liborio Parrino, Direttore Scuola di Specializzazione in Neurologia e Direttore Centro Medicina del Sonno Università di Parma, Direttore SC di Neurologia AOU di Parma. «L’insonnia si presenta dunque come una malattia delle 24 ore, una patologia con una sua dignità e non come un sintomo secondario di qualcos’altro».

Sin dalle prime avvisaglie, dunque, è una patologia che andrebbe valutata, inquadrata e trattata secondo le linee guida internazionali. Dopo lunghi anni di sperimentazioni e studi, dalla ricerca dell’azienda farmaceutica Idorsia è arrivata una nuova prospettiva terapeutica per il trattamento specifico dei pazienti adulti affetti da insonnia cronica: si chiama daridorexant ed è il primo farmaco di una classe, gli inibitori dell’orexina, un neurotrasmettitore fondamentale per mantenere lo stato di veglia.

«Gli studi hanno dimostrato che daridorexant funziona sulla qualità e quantità del sonno e rimane efficace anche se assunto per lunghi periodi» spiega Luigi Ferini Strambi, Professore Ordinario di Neurologia Università Vita-Salute di Milano, Direttore Centro di Medicina del Sonno IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Il grosso vantaggio di questo farmaco è la sua emivita ottimale di otto ore: questo vuol dire che impedisce il funzionamento dell’orexina per un periodo di tempo coincidente con il sonno.  Al mattino l’orexina  ricomincia a funzionare e di conseguenza il farmaco non dà sedazione dopo il risveglio. Gli studi controllati condotti con daridorexant hanno infatti dimostrato l’assenza di sonnolenza diurna e di problemi cognitivi».

Nel video:

  • Luigi DE GENNARO, Professore di Psicofisiologia del Sonno Normale e Patologico Università Sapienza di Roma
  • Luigi FERINI STRAMBI, Professore di Neurologia Università Vita-Salute di Milano, Direttore Centro di Medicina del Sonno IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano 
  • Francesco SCOPESI, General Manager Idorsia Italia 
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