Un’iniezione ogni due mesi per controllare l’HIV

Oggi le terapie per contenere l’HIV funzionano e le persone con HIV ne sono generalmente soddisfatte (73%). Il 56% ha cambiato la terapia anti HIV per gli effetti collaterali, il 35% per ridurre il numero di compresse e il 29% per ridurre il numero di farmaci. Tra gli spazi di miglioramento, il 17% vuole “dimenticarsi della malattia”, un bisogno che trova riscontro nel panorama futuro delle terapie contro il virus. Sono i risultati italiani dell’indagine Positive Perspective 2, sostenuta da ViiV Healthcare in 24 Paesi, su oltre 2000 persone con HIV in terapia antiretrovirale.

«La riduzione del carico farmacologico e del carico di malattia derivante dall’utilizzo costante dei farmaci, oggi sono temi all’ordine del giorno, da prendere in considerazione per potere incidere sugli esiti di salute e sul miglioramento della qualità della vita delle persone con HIV» commenta Giovanni Guaraldi, Infettivologo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena.

La riduzione dell’impatto a lungo termine delle cure sull’organismo appare fondamentale per una persona su quattro, il 22% ritiene fondamentale una riduzione degli effetti collaterali e il 17% punta ad avere trattamenti a lunga durata d’azione per evitare di dover assumere i trattamenti giorno per giorno. Il 14% chiede che i farmaci siano ridotti, ma senza perdere efficacia.

Da notare che l’impatto della malattia sulla vita e sulle aspirazioni appare particolarmente forte nella popolazione femminile: due donne su tre dicono che l’infezione da HIV ha modificato le loro ambizioni di carriera contro il 35% degli uomini. Lo stress derivante dalla possibile percezione della positività all’HIV da parte delle altre persone appare particolarmente significativa nella popolazione femminile: il 54% considera di avere un elevato stress se qualcuno trovasse le compresse anti-HIV, contro il 40% del campione maschile.

La necessità di assumere giornalmente la terapia oggi può essere evitata, grazie alla disponibilità di nuove terapie a lungo termine. A ICAR, il congresso sull’AIDS e la ricerca antivirale che si è tenuto recentemente a Riccione, sono stati confermati i vantaggi della terapia a lunga durata d’azione per il controllo dell’HIV con nuovi dati sull’associazione di due farmaci, cabotegravir e rilpivirina, somministrata ogni due mesi, che elimina la necessità di assumere quotidianamente una terapia antivirale contro il virus, con notevoli vantaggi per quanto riguarda la qualità di vita dei pazienti.

L’EMA, l’agenzia europea del farmaco, ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per questi due farmaci, che  sono i primi antiretrovirali disponibili in una formulazione iniettabile a lunga durata d’azione.

Nel video:

Silvia NOZZA

Specialista in Malattie Infettive Istituto Scientifico San Raffaele di Milano

Stefano BONORA
Professore di Malattie Infettive Università degli Studi di Torino

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