invecchiamento cellulare

Rallentare l’invecchiamento cellulare

Genomica, ingegneria genetica, terapia genica, ringiovanimento, system biology: sono i temi del Convegno “The Future of Medicine Starts Now”, organizzato a Genova da Università degli Studi di Genova, Istituto Giannina Gaslini di Genova e Fondazione Internazionale Menarini.
«L’incontro illustra molte delle nuove formidabili potenzialità della biomedicina, con uno sguardo sui prossimi dieci anni di sviluppo scientifico-tecnologico-terapeutico» spiega Alberto Martini Direttore Scientifico dell’Istituto Gaslini e co-presidente del convegno, insieme a Francesco Frassoni, direttore del Dipartimento Emato-Oncologia e Laboratorio Cellule Staminali Post-Natali e Terapie Cellulari del Gaslini.

Predire in anticipo i tumori del sangue
La strada è tracciata e il futuro è vicino. Già oggi è possibile in alcuni casi predire di molti anni il possibile sviluppo di un tumore del sangue, come la leucemia mieloide acuta. La ricerca ha avuto i primi successi in ematologia, ma in genere questo tipo di approccio ha ricadute positive anche in altri settori dell’oncologia, probabilmente anche nei tumori solidi.
«L’incidenza della leucemia mieloide acuta aumenta con l’età e la mortalità supera il 90 per cento dei casi quando la malattia viene diagnosticata dopo i 65 anni» avverte Liran Shlush, del Dipartimento di Immunolgia al Weizmann Institute of Science Rehovot, Israele. «Nella maggior parte dei casi la leucemia mieloide acuta si manifesta senza alcun sintomo precoce individuabile e generalmente il paziente già alla prima diagnosi presenta complicazioni acute come la degenerazione del midollo osseo. Però la comparsa della malattia è tipicamente preceduta da un’accumulazione di cellule staminali ematopoietiche (cioè le cellule staminali che danno origine a tutte le cellule del sangue) con una mutazione in cellule pre-leucemiche. Queste mutazioni avvengono nel tempo e anche durante la vita di un individuo sano, in cui le cellule pre-leucemiche si accumulano ma possono non sviluppare la leucemia mieloide acuta. Oggi siamo in grado di analizzare i geni mutati e individuare le persone che sono portatrici di geni ad alto rischio di sviluppare la leucemia mieloide acuta e quelli invece con geni mutati ma benigni. Per cui in futuro potremo predire con anni di anticipo quali persone saranno colpite dalla malattia».
Alberto Martini lancia uno sguardo verso il futuro: «Le tecnologie per studiare il DNA stanno progredendo molto velocemente e probabilmente nel giro di poco tempo renderanno possibile tipizzare il genoma di una persona a bassissimo costo, anche nei piccoli laboratori, diciamo quasi in casa. Questo ovviamente avrà delle implicazioni molto importanti per la salute ma anche dal punto di vista etico».

Rallentare l’invecchiamento cellulare
«L’età è il maggior fattore di rischio per ogni tipo di malattia, ma sappiamo davvero poco su cosa determini il processo di invecchiamento» dice Juan Carlos Izpisua Belmonte, professore di genetica al Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, California. «Sappiamo sempre più che l’epigenetica ha un ruolo importante. Abbiamo lo stesso genoma, ma uno vive più a lungo dell’altro. Lo stile di vita. l’ambiente, l’alimentazione: ognuno di essi costituisce un fattore epigenetico che influenza il processo di invecchiamento. È un processo che in futuro saremo in grado di rallentare in modo da ridurre il rischio di malattie dovute alla degenerazione delle cellule dell’organismo dovuto al loro invecchiamento.
Già oggi nei laboratori di ricerca si sta ipotizzando l’utilizzo di animali come “incubatrici” per organi umani che possano servire da “pezzi di ricambio”. Cellule staminali pancreatiche di ratto sono state iniettate negli embrioni di topo (quindi animali molto vicini tra loro geneticamente) per osservarne la crescita. Il risultato ottenuto è un topo con un tessuto pancreatico di cellule di ratto. Però i nostri esperimenti sono ancora alla fase iniziale, perché non siamo in grado di ottenere un risultato certo: a volte sono le cellule di ratto a prevalere e si ottiene un organo formato solo da cellule di ratto, mentre altre volte nell’organo ottenuto sono presenti anche cellule di topo. Il rischio è quindi che si ottengano organi “misti”.

Il fast food dannoso come un’infezione batterica
«Solo recentemente è stato scoperto che il sistema immunitario innato ha una forma di memoria» spiega Mihai Netea, del Radboud University Medical Center Nimega, Olanda. «Dopo un’infezione, le difese del corpo rimangono in una sorta di stato di allarme, in modo che possano rispondere più rapidamente a un nuovo attacco. Ebbene il sistema immunitario reagisce a una dieta ricca di grassi e calorie nello stesso modo in cui reagisce a un’infezione batterica. È la reazione alla cosiddetta West Diet, dieta occidentale dei fast food, che prevede un alto consumo di grassi e zuccheri e un basso introito di fibre alimentari. Anche molto tempo dopo che si è abbandonata una West Diet per tornare a una dieta più sana, l’infiammazione determinata dalla stimolazione immunitaria rimane attiva, perché l’attivazione del sistema immunitario da parte della West Diet cambia il modo in cui le informazioni genetiche sono registrate. Questo cambiamento a lungo termine potrebbe essere coinvolto nello sviluppo di aterosclerosi e diabete, condizioni sempre più diffuse nel mondo industriale e associate appunto a una situazione di infiammazione.

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