Il ruolo dell’ambiente nelle principali malattie

«Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, ogni anno nel mondo muoiono 800mila persone a causa dell’inquinamento: e arrivano addirittura a 1,3 milioni se si considera anche l’inquinamento indoor, ovvero quello all’interno delle abitazioni: non molti meno di quelli causati dal virus dell’AIDS» spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano. «È un numero alto, che preoccupa anche perché, dal 2004, è cresciuto del 16%».
La causa di questo aumento potrebbe essere individuata nella composizione delle polveri sottili, che gli esperti ipotizzano sia cambiata nel corso degli anni. «Gli studi epidemiologici infatti sembrano indicare che il PM10 con cui abbiamo a che fare oggi sia più nocivo di quello di 15-20 anni fa» prosegue Mannucci. L’effetto è stato rilevato a Milano, ma anche in altre città italiane, e potrebbe essere legato a una presenza più importante della componente ultrafine. Al momento si tratta di un’ipotesi, che potrebbe però trovare una sua giustificazione nella sempre maggiore diffusione dei veicoli alimentati a diesel. Sono infatti proprio loro i primi responsabili delle emissioni dirette di una varietà di PM10». E preoccupa un inquinante salito alla ribalta solo da pochi anni, ma già accusato di causare gran parte degli effetti nocivi attribuiti complessivamente alle polveri: il black carbon. «Composto da atomi singoli o da piccole catene di carbonio, il black carbon ha infatti la capacità di attrarre e aggregare una grande varietà di molecole tossiche, e di veicolarle nell’organismo» aggiunge Mannucci. «L’effetto sarebbe così importante che, secondo l’OMS, interventi mirati a ridurre le emissioni di questo inquinante potrebbero limitare sensibilmente l’effetto complessivo delle polveri sottili».
Destano allarme i dati relativi alla comparsa di malattie croniche associate all’inquinamento. Il programma Clean Air For Europe (CAFE) della Commissione Europea ha valutato gli effetti del PM2,5 derivato dalle attività umane sull’aspettativa di vita, concludendo che, in media, ogni cittadino UE vive 8,6 mesi in meno a causa delle polveri fini. Il primato negativo spetta alla Pianura Padana: qui, in media, le polveri sottili accorciano l’esistenza anche di 2-3 anni.
Non meno preoccupanti i dati riguardanti i picchi di inquinamento. «Secondo lo studio EpiAir, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie ha mostrato un innalzamento immediato della mortalità per cause naturali dello 0,69% per ogni aumento di 10 μg/m3 di PM10. Vuol dire che, laddove ci sarebbero normalmente 1000 decessi, se ne registrano sette in più» prosegue Mannucci. Un’altra indagine sul PM10 condotta in Lombardia ha stimato che qui gli sforamenti della soglia di 20 μg/m3 rispetto alla soglia accomandata dall’OMS provocano ogni anno 302 decessi, 231 dei quali si verificano a Milano».
La relazione fra la cattiva qualità dell’aria e l’asma è fra quelle per cui le prove degli studi tossicologici ed epidemiologici sono più schiaccianti. Ed è ormai altrettanto chiaro che fra le persone più suscettibili ci sono anche i bambini, perché hanno polmoni non ancora completamente sviluppati e perché respirando a una frequenza maggiore introducono nell’organismo anche una quantità più elevata di polveri e veleni. due-cinque giorni dopo che le centraline registrano un balzo nei valori di questo gas, i bambini ricoverati negli ospedali per crisi gravi salgono del 9,1% (per gli adulti si registra invece un aumento del 7,6%)
Oltre all’asma, gli studi epidemiologici rilevano una maggiore incidenza di tosse, raffreddore e mal di gola, aumenti del numero di bronchiti e polmoniti, peggioramenti importanti delle broncopneumopatie croniche ostruttive (espressione che indica una serie di malattie croniche, fra cui l’enfisema).
Il cammino degli inquinanti non si ferma però ai polmoni: le polveri più fini e alcuni gas, infatti, attraversano le membrane delle cellule che rivestono gli alveoli, penetrano nel sangue, e si diffondono così a diversi organi. Le prime conseguenze, allora, sono a carico del cuore e dei vasi.

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