La dermatite atopica è una patologia infiammatoria cronica con un andamento cronico recidivante, costantemente associata al prurito. Le caratteristiche che possiamo più comunemente vedere nelle prime fasi sono la secchezza cutanea e le lesioni cutanee infiammatorie, sierose e crostose. Successivamente si hanno un ispessimento e una lichenificazione della pelle causate dal grattamento. «La dermatite atopica ha un pesante impatto sulla qualità di vita del paziente, con disturbi del sonno, della capacià di svolgere attività quotidiane, praticare sport, nella scelta di indumenti da indossare» spiega Michela Ortoncelli, Specialista in Dermatologia e Venereologia Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino.
Fortunatamente, negli ultimi anni le strategie terapeutiche disponibili sono aumentate. «Prima avevamo a disposizione solo la ciclosporina come farmaco sistemico dai 16 anni in avanti, mentre nel paziente pediatrico addirittura avevamo solo le terapie topiche, quindi corticosteroidi topici, fototerapia, inibitori della calcineurina; il cortisone per via sistemica solo in fase acute e per brevi periodi» aggiunge Ortoncelli. «Da qualche anno in avanti sono, invece, entrati in commercio i farmaci biologici. Successivamente sono arrivate le nuove molecole, ovvero i JAK-inibitori. In particolare, al momento in Italia per il soggetto adulto ne abbiamo a disposizione tre: upadacitinib, abrocitinib e baricitinib. Già con i farmaci biologici era cambiata la vita del paziente con dermatite atopica, ma i JAK-inibitori abbiamo un’ulteriore opportunità terapeutica».
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Michela Ortoncelli, Specialista in Dermatologia e Venereologia Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino