Una corretta informazione scientifica sull’uso della cannabis in ambito medico

Chiarezza, Differenziazione, Appropriatezza. Queste le tre parole “chiave” attorno alle quali si è articolato l’incontro: “Cannabis e Sanità. Ripartire dalla Scienza”, promosso da AdnKronos Comunicazione con il supporto non condizionato di Jazz Pharmaceuticals, con l’obiettivo di fare luce su un tema che registra un interesse crescente, ma che, a volte, si scontra con la sua stessa complessità e con l’utilizzo di una terminologia non sempre appropriata.

Parlare di cannabis è estremamente importante, perché si tratta di una pianta che contiene diversi principi attivi, con interessanti potenzialità, che la comunità scientifica sta imparando a conoscere e utilizzare sempre più. Per questo è utile approfondire le differenze tra i suoi diversi impieghi, per evitare che si diffondano informazioni sbagliate, che possano aumentare il rischio di un uso non appropriato e, quindi, dannoso.

Innanzitutto, è importante operare delle distinzioni: ci sono farmaci a base di cannabis approvati dalle Autorità Regolatorie, prodotti a base di cannabis non approvati dalle Autorità Regolatorie (c.d. cannabis medica) e prodotti di consumo contenenti CBD (cannabidiolo). Si tratta di tre categorie ben distinte, utilizzate per scopi differenti, che portano con sé implicazioni sostanziali.

«Se per i farmaci approvati dalle Autorità Regolatorie, c’è un sistema di farmacovigilanza che raccoglie tutte le segnalazioni di eventi avversi, nel caso della cannabis medica esiste un sistema di fitovigilanza gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, non rigoroso come il primo, applicato al mondo degli integratori, dei prodotti erboristici, fitoterapici e anche alla cannabis medica» spiega Marco Pistis, Professore di Farmacologia all’Università degli Studi di Cagliari.

In questo scenario quello che appare chiaro è che il rischio più grave sia quello dell’automedicazione o della prescrizione non adeguata perché non fatta dallo specialista.  «Lo specialista è figura indispensabile poiché garantisce ‘a monte’ una diagnosi precisa e puntuale» avverte Laura Tassi, Neurologa dell’Ospedale Niguarda di Milano e Presidente della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE). «Altro elemento importantissimo è che, considerate le patologie in cui viene più utilizzata, la cannabis non viene mai prescritta da sola, ma in add on con altri farmaci, e solo lo specialista è in grado di valutare l’interazione tra i farmaci ed eventuali effetti collaterali, che esistono e possono essere molto gravi. Riassumendo – conclude la Dottoressa Tassi – lo specialista deve fornire una diagnosi accurata, avere la formazione adeguata ad utilizzare la cannabis e proseguire nel follow up, modificando eventualmente il dosaggio sulla base della risposta terapeutica».

Nel video:

  • Marco PISTIS
    Professore di Farmacologia all’Università degli Studi di Cagliari
  • Laura TASSI
    Neurologa dell’Ospedale Niguarda di Milano e Presidente della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE)
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