Hiv, si possono usare solo due farmaci

La vita delle persone che vivono con l’HIV è straordinariamente migliorata ma si può fare meglio, pensando a chi non beneficia più delle terapie attuali e a chi potrebbe avere una qualità di vita migliore, ogni giorno”.
Ridurre il numero dei farmaci da assumere quotidianamente e favorire l’aderenza alle cure attraverso modalità di somministrazione maggiormente “patient friendly”, più vicine alle necessità della persona. E’ questo l’obiettivo dei trattamenti per l’infezione da virus HIV, che con la triterapia è arrivata a dare “anni alla vita”, portando l’aspettativa di vita di chi è sieropositivo a livelli simili a coloro che non hanno l’infezione. Ora bisogna puntare sulla necessità di offrire alle persone anche “vita agli anni”, ovvero a rendere più semplici in termini di sicurezza e tollerabilità i trattamenti. In questo senso, se con l’attuale standard terapeutico le persone con HIV assumono tre o quattro farmaci ogni giorno, il presente è già caratterizzato dal regime a due farmaci (noto con la sigla internazionale 2DR). Ed il futuro si annuncia particolarmente interessante, grazie alla presenza di studi molto avanzati per associazioni a due farmaci da somministrare per via intramuscolare ogni 1-2 mesi. Il tutto, senza ovviamente dimenticare i soggetti (i cosiddetti HTE) che necessitano di risposte mirate attraverso farmaci innovativi in quanto nel tempo si sono rivelati multiresistenti ai trattamenti.

Il regime a due farmaci
Recentemente sono stati resi noti i risultati degli studi GEMINI, che hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di un regime a due farmaci (2DR) con dolutegravir e lamivudina, confrontato con un regime a tre farmaci con dolutegravir e due inibitori nucleosidici della transcriptasi inversa (tenofovir disoproxil fumarato/emtricitabina TDF/FTC), negli adulti con infezione da virus HIV-1 naive e con carica virale di base inferiore a 500.000 copie per millilitro.
Gli studi hanno raggiunto il loro endpoint primario di non inferiorità sulla base di valori di HIV-1 RNA nel plasma <50 copie per millilitri (c/mL), misura standard del controllo dell’HIV, alla 48esima settimana, e tra due mesi allo IAS saranno presentati i dati a due anni di terapia. I risultati in termini di sicurezza della terapia a due farmaci con dolutegravir e lamivudina sono in linea con quanto riportato sul foglietto illustrativo dei farmaci. Nessun paziente ha avuto un fallimento virologico nei due bracci di trattamento né ha sviluppato resistenze emergenti in seguito alla terapia. La terapia a lunga durata d’azione
Passare da una compressa al giorno a 12 (o forse anche 6) iniezioni ogni anno per tenere sotto controllo la viremia da HIV. Questa è ormai più di un’opportunità, grazie ad un regime a due farmaci a lunga durata d’azione. La prospettiva è aperta dagli studi clinici sull’associazione cabotegravir-rilpivirina, che potrebbe consentire alla persona di liberarsi dal pensiero della malattia facilitando l’aderenza alle cure. La dimostrazione di efficacia dei due farmaci, somministrati una volta al mese per via parenterale con una iniezione intramuscolo, viene dagli studi ATLAS e FLAIR. Il primo ha arruolato 616 persone ed ha dimostrato che in soggetti adulti con infezione da HIV-1 virologicamente soppressa, a 48 settimane il regime a due farmaci composto da cabotegravir/rilpivirina iniettato una volta al mese (dopo una fase di induzione di 4 settimane con le stesse molecole per os) non è inferiore alla terapia antiretrovirale orale con 3 farmaci assunti giornalmente (ART).
Lo studio FLAIR di fase III di non inferiorità, randomizzato, in aperto, multicentrico, a gruppi paralleli, è stato progettato per valutare l’attività antivirale e la sicurezza di un regime iniettabile a lunga durata d’azione basato su due farmaci, cabotegravir e rilpivirina, somministrati con iniezione intramuscolare, studiati in adulti virologicamente soppressi affetti da HIV, dopo 20 settimane di terapia di induzione con l’associazione abacavir-dolutegravir-lamivudina. L’endpoint primario per FLAIR era la percentuale di partecipanti con RNA plasmatico HIV-1 ≥50 c/mL per l’algoritmo FDA Snapshot alla Settimana 48. Anche lo studio FLAIR ha raggiunto il suo end point primario.

Una risposta ai pazienti HTE e il ruolo chiave dell’Italia
L’Aids? In qualche caso può diventare addirittura una malattia “rara”, con bisogni di cura che ancora non trovano risposta. Accade con i cosiddetti pazienti “HTE” (Highly Treatment Experienced), che vedono fallire progressivamente diversi schemi di trattamento e per i quali occorre trovare soluzioni in grado di offrire l’efficacia che viene assicurata alla stragrande maggioranza delle persone sieropositive. In questo senso la ricerca sta studiando nuove soluzioni come fostemsavir, che verrà prodotto per tutto il mondo nello stabilimento GSK di Parma. In base ai risultati dello studio di Fase III BRIGHTE condotto su pazienti con infezione da HIV-1 multitrattati (HTE) Fostemsavir, in combinazione con il trattamento di base, mantiene la soppressione virologica dalla settimana 24 alla settimana 48 in questa popolazione. I risultati mostrano che il 54% dei pazienti nella coorte randomizzata (n = 146/272) ha mantenuto la soppressione virologica (<40 copie/mL) dopo 48 settimane di trattamento con fostemsavir associato alla terapia di base ottimizzata. Inoltre i pazienti nella coorte randomizzata hanno mostrato un miglioramento immunologico a 48 settimane (fondamentale in questi pazienti con malattia avanzata e quindi spesso con importante immunodepressione), come dimostrato dall’incremento della conta delle cellule T CD4+ (miglioramento medio dall’inizio dello studio di +139 cellule/µL). I risultati dello studio BRIGHTE sono particolarmente importanti: fostemsavir è il primo farmaco della classe degli inibitori dell’attachment, sviluppato specificamente per i pazienti multitrattati (HTE). Le persone che vivono con HIV che hanno partecipato allo studio avevano avuto il fallimento dei loro trattamenti antiretrovirali e avevano poche opzioni terapeutiche rimaste disponibili.

Nel video:

  • Andrea ANTINORI
    Direttore Immunodeficienze Virali Istituto Lazzaro Spallanzani Roma
  • Rosaria IARDINO
    Presidente della Fondazione The Bridge
  • Antonella CASTAGNA
    Divisione di Malattie Infettive Istituto Scientifico San Raffaele Milano
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clipSALUTE il Tg di domenica 30 giugno 2019

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