Tumore al polmone, aumenta la sopravvivenza

Il tumore al polmone è difficile da curare quando si presenta al terzo stadio, quando può generare metastasi invisibili che le indagini non riescono a visualizzare. In questi casi la chirurgia ha compiuto notevoli progressi, e recentemente è stata affiancata dai farmaci immunoterapici che riattivano il sistema immunitario (in particolare certi globuli bianchi chiamati linfociti T) e lo stimolano ad aggredire il tumore. «Tra questi il durvalumab agisce bloccando un recettore, presente sulle cellule tumorali, chiamato Pd-L1 (è proprio questo recettore che “disinnesca” i linfociti T, rendendoli inattivi ndr): in questo modo il farmaco fa sì che i linfociti T si riattivino e attacchino di nuovo il tumore» spiega Marina Garassino, responsabile dell’oncologia medica toraco-polmonare dell’Istituto Tumori di Milano. Secondo i dati dello studio Pacific appena presentati all’Esmo, il congresso dell’European Society of Clinical Oncology in corso a Madrid e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine, il durvalumab, rispetto al placebo, si è rivelato in grado di aumentare di undici mesi la cosiddetta sopravvivenza libera da progressione in pazienti già trattati con chemio e radioterapia senza successo e non operabili: in altre parole i pazienti sopravvivono, senza che la malattia peggiori, undici mesi in più rispetto a chi non assume il farmaco.
Il periodo di osservazione è ancora breve, ma visti i risultati dell’immunoterapia nel tumore al polmone al quarto stadio (dove un immunoterapico come il pembrolizumab, somministrato subito dopo usato subito al momento della diagnosi invece della chemioterapia, è in grado di aumentare la sopravvivenza dei pazienti) si può ipotizzare che, anche nel terzo stadio, i risultati a distanza di tempo possano essere ancora più rilevanti. «Si è anche osservato che irradiare la sede del tumore durante l’immunoterapia, aumenta l’efficacia di quest’ultima, probabilmente perché la radioterapia aumenta l’esposizione al sistema immunitario degli antigeni tumorali. In altre parole immunoterapia e radioterapia agiscono sinergicamente» aggiunge Garassino.
La terapia del tumore al polmone si fa, dunque, sempre più complessa e richiede diverse competenze. «E’ fondamentale l’approccio multidisciplinare con l’intervento di diversi specialisti, i chirurghi, gli oncologi, i radioterapisti. L’interazione e la collaborazione fra queste diverse figure professionali è in grado di garantire, in primis, il migliore trattamento per ogni singolo paziente. E poi anche di contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario che deve affrontare cure sempre più costose» sottolinea Garassino.

Nel video:

  • Ugo PASTORINO
    Direttore Chirurgia Toracica Istituto Nazionale Tumori di Milano
  • Marina GARASSINO
    Responsabile Oncologia medica toraco-polmonare Istituto Nazionale Tumori di Milano
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