Farmaco liquido per le malattie della tiroide

Tre studi italiani possono cambiare le abitudini di 4 milioni di ipotiroidei che la mattina hanno un risveglio macchinoso, c’è chi addirittura mette la sveglia un’ora prima per assumere correttamente la levotiroxina, il farmaco di riferimento per l’ipotiroidismo.
I risultati di questi studi, potrebbero mettere d’accordo endocrinologi e pazienti che, come rileva un’indagine DoxaPharma, che ha intervistato pazienti, medici di medicina generale e endocrinologi, mette in evidenza come l’elemento critico della terapia dell’ipotiroidismo sia proprio l’imposizione di quella pausa tra l’assunzione della levotiroxina e la colazione, che anticipa il risveglio e rallenta l’inizio della giornata. Infatti il 68% degli endocrinologi e il 43% dei medici di famiglia riceve segnalazioni da parte dei pazienti sull’insofferenza di questa modalità di assunzione.

“Il grande interesse di questi dati è legato al fatto che circa il 10% della popolazione italiana soffre di una patologia della tiroide e oltre il 3% è in terapia con levotiroxina (LT4). L’ipotiroidismo, inoltre, colpisce il genere femminile nell’80% dei casi, con picchi elevati nel periodo post-menopausale, precisa Enrico Papini. La terapia con levotiroxina viene assunta quando la tiroide non produce in quantità sufficiente questa sostanza o quando la ghiandola è stata asportata. Purtroppo l’assorbimento dell’ormone sostitutivo, la levotiroxina, è stato finora molto sensibile a numerosi farmaci e condizioni cliniche, creando una serie di variabili che possono mettere in discussione il successo della terapia”.

“La formulazione liquida della levotiroxina presenta ora diversi vantaggi, continua Puxeddu, infatti, la compressa può non essere facilmente assorbita e assimilata in alcune condizioni patologiche e non patologiche. L’assorbimento dell’ormone tiroideo, come detto, è legato a tante variabili come l’ingestione contemporanea di cibo, di caffè, di fibre o soia, la ridotta acidità gastrica, condizioni di malassorbimento, l’intolleranza al lattosio e assunzione di altri farmaci come inibitori di pompa protonica (PPI) e antiacidi4,5,6,7. In questi casi, fino ad ora, l’endocrinologo poteva solo aumentare la dose di levotiroxina per garantire il raggiungimento dell’obiettivo terapeutico. Questo problema può essere risolto con la formulazione liquida che migliorando il profilo farmacocinetico dell’ormone, ne rende meno influenzabile e più stabile l’assorbimento, assicurandolo in tempi rapidi8,9”.

“È ormai evidente che l’efficacia della cura delle patologie non dipende soltanto dall’appropriatezza prescrittiva, conclude Paola Polano, Presidente CAPE, Comitato Associazione Pazienti Endocrini, ma anche dal coinvolgimento del paziente nel percorso terapeutico, soprattutto in presenza di una patologia cronica come l’ipotiroidismo. La giusta interazione tra il medico e il paziente permette ai pazienti stessi di sentirsi parte attiva e consapevole del percorso terapeutico e ai medici di trovare la corretta collaborazione che consenta di adeguare la prescrizione alle esigenze del singolo paziente soprattutto con riferimento alla possibilità di scelta tra le diverse formulazioni di levotiroxina oggi disponibili che consentono di prescrivere al paziente una cura non solo adeguata ma anche giusta per il proprio stile di vita e che permettono di migliorare la qualità di vita del paziente fin dalle prime ore della giornata”.

Nel video:

  • Efisio Puxeddu
    Docente Dipartimento di Medicina Università degli Studi di Perugia
  • Paola Polano
    Presidente Comitato Associazione Pazienti Endocrini
Total
982
Condivisioni
Articolo Precedente

I videogiochi fanno bene ai bambini

Articolo Successivo

In Toscana una rete per la sclerosi multipla

Articoli correlati