Parlare di igiene mestruale è ancora un taboo?

Sommando tutti i giorni delle mestruazioni, una donna trascorre in media 7 anni con il ciclo, un numero davvero alto se si pensa che la metà della popolazione femminile è in età fertile. Quello legato alle mestruazioni è un appuntamento mensile, vissuto ancora come taboo (se va bene) o addirittura discriminante (come in molte parti del mondo).

Suona ridondante parlare di un gesto normale come quello dell’igiene durante il ciclo mestruale, ma appena si pensa un po’ più in grande e si varcano i confini di popolazioni meno agiate, il problema diventa anche più grande. Ecco spiegata la scelta di trattare l’argomento in una giornata dedicata il 28 maggio di ogni anno  (Giornata Internazionale dell’Igiene Mestruale) per contribuire ad aggiungere informazioni su questo delicato argomento spesso causa di discriminazioni e preconcetto che danneggiano la crescita di milioni di ragazze.

Per celebrare la Giornata, Intimina (intimina.com) ha lanciato una nuova campagna per parlare e far parlare le donne e raccogliere fondi per aiutare a combattere quello che viene definito il “period poverty”. Dal 18 maggio fino al 14 giugno (per 28 giorni, la durata media di un ciclo mestruale), INTIMINA donerà 5 euro per ogni coppetta mestruale venduta su intimina.com a A.P.E Onlus (Associazione Progetto Endometriosi), un’associazione nazionale di pazienti volontariati, nata nel  2005 con l’obiettivo di fare informazione per creare consapevolezza su una malattia come l’endometriosi di cui non si conoscono ancora le cause, per la quale non esistono cure definitive né percorsi di prevenzione.

Importante la scelta del dispositivo da indossare durante il ciclo mestruale, per sentirsi a proprio agio e facendo anche attenzione alle possibili infezioni. Un esempio è quello delle coppette mestruali, percepite da molte donne come meno igieniche degli assorbenti esterni o interni che siano.

“Il primo ostacolo è legato da un diffuso impatto legato alla pulizia e igiene che molte donne hanno pensando che utilizzare le coppette significhi sporcarsi molto di più di un assorbente esterno o interno-   spiega Manuela Farris, ginecologa e Consigliere della Società italiana di Contraccezione – Riesco sempre a tranquillizzarle spiegando loro quanto sia più frequente sporcarsi con l’uso degli assorbenti e che possono stare ancora più tranquille sul fronte delle infezioni vaginali come quello più comune della candida, grazie proprio all’utlitizzo delle coppette che ne riduce la diffusione.

Da sempre è la popolazione femminile che si preoccupa dell’impatto ecologico, facendo attenzione anche al portafoglio. La scelta delle coppette può generare un duplice effetto: quello di risparmiare perchè riutilizzabili per molti anni e quello di contribuire alla campagna di intimina.com offrendo supporto  grazie all’intervento di A.P.E. Onlus.

“Le coppette mestruali si stanno rivelando un’opzione molto economica ed ecologica, spiegata anche dal fatto che si tratta di una spesa che oscilla tra i 20-30 euro ogni 10 anni continuativi in totale sicurezza, senza nessun consumo e spesa aggiuntiva” conclude Farris.

Si chiama #whilebleeding, l’hashtag attraverso cui personaggi femminili più o meno noti, hanno cominciato a condividere le esperienze piacevoli nel corso del ciclo mestruale. La linea completa di coppette mestruali compatte in silicone medicale, allo scopo di affrontare con maggiore consapevolezza un taboo ancora difficile da scalfire. Sono tanti i profili di video di storie di donne coinvolte. C’è Annie, una velocista che soffre di cicli dolorosi ma non è mai stata in grado di usare i farmaci per quello che fa ed Emily (25) che non ha iniziato i suoi cicli fino all’età di 20 anni perché aveva un disturbo alimentare molto grave, l’anoressia. Poi c’è la mamma di tre figli, Clementine (35 anni) che non è stata in grado di sopportare il dolore durante i suoi cicli e con gli anni la condizione è peggiorata fino a quando ha scoperto di avere l’endometriosi. Katherine (28 anni), invece, ha scritto del tabù delle mestruazioni e di come lei e altri ciclisti professionisti si accendono durante quel periodo del mese. Emilie (26 anni) con la sindrome dell’ovaio policistico, che ha sofferto di cicli dolorosi, vomito, emorragie pesanti e diarrea fino a quando non ha assunto la pillola anticoncezionale a 15 anni.

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