La Svezia trova un modo semplice per migliorare la salute delle nuove madri. Coinvolgere i padri.

Nuove ricerche dimostrano che avere una persona in più a casa, anche per pochi giorni, offre significativi benefici postpartum.

Nel 2012, la nazione ha approvato una legge che consente ai padri di prendere fino a 30 giorni, se necessario, nell’anno dopo la nascita, mentre la madre è ancora in congedo.

Le settimane dopo il parto sono un periodo universalmente vulnerabile per la neo-mamma: si sta riprendendo fisicamente e mentalmente, mentre dorme meno, e inizia l’allattamento al seno. Eppure, dopo un giorno o pochi giorni in ospedale, spesso non si vede un medico per sei settimane.

Un nuovo studio suggerisce un modo per fare la differenza nella salute postpartum delle madri: concedere il congedo pagato all’altro genitore e la flessibilità per usarlo nei giorni in cui la madre ha bisogno di ulteriore supporto, anche solo per un paio di giorni a casa.

I ricercatori Maya Rossin-Slater e Petra Persson, economisti della Stanford University in California, nella Contea di Santa Clara, hanno studiato gli effetti della legge svedese del 2012 che appunto concede ai nuovi genitori 16 mesi di permesso di dividersi tra loro, che possono essere utilizzati fino a 12 anni. 

Nei primi sei mesi dopo il parto si è osservata una diminuzione del 26 per cento delle prescrizioni anti-ansia rispetto a quelle prescritte alle madri che hanno dato alla luce poco prima che la legge entrasse in vigore.Si è riscontrata inoltre una riduzione del 14% delle ospedalizzazioni e delle visite a uno specialista e una diminuzione dell’11% delle prescrizioni di antibiotici.

«I medici sono focalizzati su cosa possono fare in ospedale subito dopo il parto, meno sull’ambiente domestico delle madri, che è dove la stragrande maggioranza delle donne passa la maggior parte del tempo postpartum», dice Rossin-Slater. “Quello che stiamo dicendo è che una componente importante di quell’ambiente domestico è la presenza del padre o di un altro adulto”.

In Svezia la politica sanitaria permette ai padri di prendere giorni intermittenti e non pianificati di ferie retribuite. I ricercatori – che hanno utilizzato i vasti dati amministrativi della Svezia, compresi i registri delle nascite- sono stati in grado di vedere che i padri hanno spesso usufruito del congedo nei giorni in cui le madri cercavano assistenza sanitaria. La presenza dei padri potrebbe aver evitato la necessità di cure mediche più serie, ad esempio permettendo alle madri di dormire, cercare cure preventive o ottenere antibiotici all’inizio dell’infezione.

Il documento di lavoro include dati sui genitori che avevano avuto il loro primo figlio tra il 2008 e il 2012 e si sono concentrati sul confronto tra quelli nati negli ultimi tre mesi del 2011 e i primi tre mesi del 2012, quando i padri potevano prendere il congedo flessibile. Gli effetti erano più forti nelle donne con storie di problemi medici.

In precedenza, la Svezia richiedeva che le ferie delle madri e dei padri non si sovrapposero (ad eccezione di 10 giorni intorno alla nascita). L’obiettivo, perseguito anche da altri paesi come la Norvegia e il Canada, era promuovere il legame padre-bambino e l’equità di genere. Ci sono prove che quando i padri sono i soli responsabili di un bambino, rimangono più coinvolti con i loro figli e con i compiti domestici negli anni a venire.

Ma c’era una conseguenza imprevista. La salute delle madri sembra soffrire quando ai padri viene impedito di essere a casa nei mesi dopo la nascita (un periodo a volte indicato come il quarto trimestre perché il bambino è ancora così bisognoso e il corpo della madre sta ancora attraversando così tanti cambiamenti).

La politica svedese sulle congedi parentali è tra le più generose di qualsiasi paese. Dà ai nuovi genitori 16 mesi di permesso di dividersi tra loro, che può essere utilizzato fino a 12 anni o lavorare part time. 

Anche pochi giorni di congedo di paternità possono fare una grande differenza per la salute postpartum delle madri.

La seconda persona a casa non deve essere per forza il padre, potrebbe essere un parente o un genitore dello stesso sesso, per esempio. Lo studio ha anche evidenziato i vantaggi del supporto dei nonni.

Per Rossin-Slater i responsabili delle politiche sanitarie dovrebbero comprendere l’importanza di offrire un congedo che non sia limitato al caregiver principale del bambino.

Le madri hanno bisogno di cure, non solo il bambino. E quando la madre è in salute, alla fine ne giova anche al bambino.

 

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clipSALUTE il Tg di domenica 09 giugno 2019

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