I rischi di una circolazione poco fluida

Le alterazioni della coagulazione non hanno conseguenze solo per il sistema cardiocircolatorio, ma anche in gravidanza e nell’aumento della probabilità di tumori.

Le malattie della coagulazione possono essere favorite sia da un eccesso di coagulazione, e in questo caso si manifestano trombosi, infarto, ictus, sia da un difetto di coagulazione, che può determinare malattie emorragiche tra cui le sindromi emofiliche. Negli ultimi anni i progressi nel campo della diagnostica di queste malattie sono stati notevoli, e per fornire ai medici le conoscenze più aggiornate in questo settore, ogni anno il professor Pier Mannuccio Mannucci, che ha diretto la Clinica Medica alla Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore di Milano, e attualmente è Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, organizza un corso di aggiornamento. Il corso è organizzato da Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico (Milano), IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed (Pozzilli, Isernia), Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze, ed è promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini. I temi di questa edizione, dal titolo “Alterazioni congenite ed acquisite della coagulazione” sono state le applicazioni e i limiti del D-dimero, un frammento proteico rilevabile nel sangue in caso di fibrinolisi, meccanismo fisiologico che concorre al mantenimento della normale fluidità del sangue. La presenza del D-dimero nel sangue dipende dall’attivazione della coagulazione, che può essere misurata in laboratorio. Livelli relativamente alti di questo parametro hanno un importante valore predittivo, che consentono di valutare se si sono sviluppate manifestazioni trombotiche acute, come trombosi venosa o l’embolia polmonare, ma anche il rischio di sviluppare eventi come l’infarto del miocardio e l’ictus. Durante il corso si è parlato anche di altri aspetti legati ai difetti di coagulazione, come le complicanze ginecologiche o il ruolo delle piastrine come predittore di eventi.

Eparina non più consigliata nelle donne gravide con trombofilia
«Effettivamente esiste un’associazione tra la presenza un’anomalia trombofilica ereditaria e un aumentato rischio di complicanze ostetriche» avverte Ida Martinelli, del Centro Emofilia e Trombosi della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Uno stato di ipercoagulabilità potrebbe causare un cattivo funzionamento della placenta, organo composto da vasi per il 90 per cento, e favorire quindi l’insorgere di complicanze osteriche. In base a questa ipotesi è stata largamente utilizzata una profilassi antitrombotica con eparina a basso peso molecolare in gravidanza in donne con precedenti complicanze ostetriche e portatrici di trombofilia ereditaria. Però gli studi condotti in questo campo sono a sfavore di un beneficio del trattamento con eparina. Quindi al momento attuale una profilassi con eparina a basso peso molecolare in gravidanza non pare giustificata né in donne con pregressa poliabortività precoce, né in donne con altre complicanze ostetriche».

I benefici della dieta mediterranea per ridurre i livelli di D-dimero
Elevati livelli di D-dimero si osservano in vari disordini nei quali il sistema di coagulazione è attivato, come il tromboembolismo venoso acuto, l’ischemia cardiovascolare e i tumori. «Secondo lo studio Moli-sani, condotto tra il 2005 e il 2010 su più di 24.000 uomini e donne con più di 35 anni, la maggiore aderenza alla dieta mediterranea è associata a una riduzione dei livelli di D-dimero» conferma Augusto Di Castelnuovo, del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli. «La dieta non soltanto è associata a uno stato di minore infiammazione, ma anche con una ridotta tendenza a sviluppare uno stato di ipercoagulazione. Dato che la dieta mediterranea è stata associata a una riduzione della mortalità per eventi cardiovascolari, pensiamo che questo effetto potrebbe essere spiegato dall’associazione di questa dieta con una riduzione nei livelli di D-dimero».

La relazione tra numero di piastrine nel sangue e rischio di tumore
Potrebbe esserci un’associazione tra bassa conta piastrinica e aumentato rischio di cancro, ed è un altra evidenza segnalata dallo studio Moli-sani. «Dati recenti hanno suggerito che le piastrine rappresentano un elemento chiave nella risposta immunitaria» avverte Giovanni de Gaetano, del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli. «Lo studio Moli-sani ha identificato la dieta mediterranea come determinante della conta piastrinica: variazioni riscontrate nei livelli di adesione alla dieta mediterranea sono paragonabili alle differenze nel numero di piastrine osservate nei soggetti a diverso rischio cardiovascolare. Alla luce di questi nuovi scenari la vera sfida epidemiologica è rispondere alla domanda se piccole variazioni nella conta delle piastrine possano corrispondere a un aumento del rischio di malattie anche in individui apparentemente sani».

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