Il Progetto O.R.M.E. per la sanità della Regione Lombardia

Le terapie innovative in medicina non solo aumentano i benefici clinici per i cittadini, in particolare allungando le aspettative di vita e prevenendo eventi acuti, ma introducono efficienza e sostenibilità per i sistemi sanitari, diminuendo le ospedalizzazioni, accorciando i tempi di degenza, con una conseguente potenziale riduzione dei costi.

È quanto emerge dai risultati del Progetto O.R.M.E. (Outcomes Research and Medtech Efficiency), presentati oggi a Milano, presso il Palazzo Lombardia. O.R.M.E. è frutto di una partnership tra Regione Lombardia, il Centro Studi Sanità Pubblica (CESP) dell’Università BicoccaMedtronic Italia e un gruppo di clinici lombardi, per contribuire a mantenere gli alti livelli di efficienza del Servizio Sanitario Lombardo, con particolare attenzione alla sostenibilità dei costi, producendo oltre alle evidenze scientifiche, un’analisi d’impatto economico, la dimostrazione del valore dell’innovazione e la verifica dell’appropriatezza dei trattamenti.

Nella popolazione affetta da diabete mellito l’arteriopatia periferica (PAD) è una complicanza che può portare a gravi conseguenze quali l’amputazione degli arti inferiori. Tra i trattamenti impiegati per questa grave patologia c’è la rivascolarizzazione dell’arto ischemico per via percutanea. Il Progetto O.R.M.E. ha riscontrato che, degli oltre 18.000 pazienti lombardi affetti da PAD, meno della metà (8.077) sono trattati. I risultati evidenziano una tardiva presa in carico dei pazienti che, nel 20% dei casi, subiscono come prima procedura un’amputazione. In particolare l’analisi dei percorsi terapeutici evidenziati mette in luce che i pazienti sottoposti a rivascolarizzazione mostrano il 30% in meno di ospedalizzazioni rispetto a quelli che subiscono amputazioni maggiori e la degenza complessiva ha una durata inferiore del 52%. I pazienti sottoposti a rivascolarizzazione, poi, mostrano curve di sopravvivenza migliori. Infine, osservando il fenomeno da un punto di vista dei costi, per ciascuna amputazione evitata si stima un saving potenziale di circa 10.000 euro, mentre l’onere del non trattamento per la popolazione affetta da arteriopatia periferica è di circa 29.000 euro a paziente.

Passando ad esaminare l’area terapeutica cardiovascolare e, nel caso specifico, il problema della morte cardiaca improvvisa e dello scompenso cardiaco, il Progetto O.R.M.E. ha indagato l’impatto dei nuovi device quali i defibrillatori impiantabili e i resincronizzatori, andando a rispondere al quesito sull’appropriatezza di utilizzo di queste nuove tecnologie. Tra gli oltre 13.800 pazienti che tra il 2000 e il 2010 hanno subito un nuovo impianto di defibrillatore o resincronizzatore cardiaco il numero di ospedalizzazioni annue per cause cardiovascolari decresce fino al 50% (dopo l’impianto) così come il costo annuale delle ospedalizzazioni per eventi cardiovascolari, sempre nella fase post-impianto. Importante evidenziare, poi, che in Regione Lombardia, nel corso degli anni, sono state recepite correttamente le Linee Guida Nazionali ed internazionali, garantendo l’appropriatezza degli impianti.

Sempre all’interno dell’area cardiovascolare, il Progetto O.R.M.E. ha analizzato il problema dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale, una grave aritmia cardiaca, che può portare conseguenze serie quali l’ictus cerebrale. L’obiettivo del progetto è stato quello di investigare l’impatto epidemiologico ed economico del trattamento di questa patologia attraverso la procedura di ablazione transcatetere.

Nei dieci anni di osservazione sono stati analizzati i dati di oltre 143.000 pazienti lombardi che hanno subito almeno un ricovero con diagnosi di Fibrillazione Atriale. Si tratta di pazienti che presentavano diverse comorbilità tra cui ipertensione (61%), insufficienza coronarica (30%) e patologie cerebrovascolari (21%), con una probabilità a 8 anni dalla prima ospedalizzazione con diagnosi di FA pari al 46%. Sempre dai risultati del progetto emerge che il costo medio pro-capite per paziente affetto da Fibrillazione Atriale è pari a oltre 4.000 euro, di cui il 65,2% è rappresentato dalle sole ospedalizzazioni. I soggetti sottoposti ad ablazione rappresentano soltanto il 5% del totale, mostrando una significativa diminuzione sia delle ospedalizzazioni correlate, che degli accessi al Pronto Soccorso.

La quarta area presa in esame dal Progetto O.R.M.E. riguarda quella delle patologie degenerative della colonna vertebrale, con un confronto tra le nuove tecnologie di chirurgia mininvasiva rispetto all’approccio tradizionale “a cielo aperto”, attraverso un’analisi retrospettiva dei dati contenuti nei database della Regione Lombardia relativi ai costi totali di trattamento. Analisi, poi, meglio esplorata nella fase prospettica – ancora in corso – in cui i due approcci terapeutici sono messi a confronto in termini di consumo di risorse ed esiti clinici.

I principali risultati dell’analisi retrospettiva mostrano che il 65% delle procedure di stabilizzazione per il trattamento delle stenosi vertebrali identificate nel periodo di osservazione è eleggibile all’approccio mininvasivo, metodo che comporterebbe una riduzione della degenza con conseguenti risparmi per il sistema; l’anemia post emorragica, poi, che risulta essere la principale complicanza osservata nella popolazione oggetto di studio (1.175 casi) potrebbe essere evitata attraverso l’approccio chirurgico mininvasivo, con un possibile risparmio di 3.816 euro a degenza. Infine, il costo medio per paziente risulta essere di circa 9.500 euro, di cui circa l’86% per ospedalizzazioni (dato da confermare nella successiva analisi prospettica).

Nel video:

  • Lorenzo MANTOVANI
    Docente Dipartimento di statistica Università Milano Bicocca
  • Francesco CONTI
    Responsabile Relazioni Istituzionali Medtronic
  • Roberto FERRARESI
    Cardiologo Interventista Ospedale Humanitas Gavazzeni Bergamo
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