CON l’arrivo dell’autunno ci si domanda se sia consigliabile una nuova somministrazione del vaccino contro il Covid-19, soprattutto per le persone oltre i sessant’anni d’età e per i soggetti a rischio. I vaccini più utilizzati finora contro il Covid-19, quelli a mRNA, hanno salvato migliaia di vite, ma hanno però mostrato un limite: la loro protezione è circoscritta a pochi mesi. L’ideale è quindi utilizzare vaccini che mantengano la loro efficacia per un anno. In questo modo il “richiamo” vaccinale, se necessario, potrebbe essere effettuato soltanto in autunno, magari in concomitanza ad altri vaccini, come quello anti-influenzale.
«Entro poche settimane saranno disponibili vaccini di richiamo di nuova generazione, a base proteica con DNA ricombinante, che potrebbero essere la scelta migliore per una protezione più duratura» spiega Emanuele Montomoli, Professore di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Siena. «I vaccini proteici sono frutto di una tecnologia collaudata. La sicurezza e l’efficacia di molti di essi sono da anni oggetto di numerose ricerche e sperimentazioni. Vaccini proteici sono già impiegati contro malattie come l’epatite, la pertosse, l’herpes zoster e l’influenza, ma tra poco potremo disporre di una nuova versione realizzata con proteine ricombinanti ed efficace contro il Covid-19».
Attraverso l’iniezione di specifiche proteine innocue di un agente patogeno, i vaccini proteici forniscono al sistema immunitario le istruzioni per identificare l’agente patogeno. Sono particolarmente adatte le proteine situate sulla superficie degli agenti patogeni, che possono essere riconosciute facilmente dal sistema immunitario umano.
I nuovi vaccini hanno anche il vantaggio di essere indirizzati verso le varianti più recenti del virus. «Invece di puntare a sviluppare un nuovo vaccino per ogni nuova variante, probabilmente la strada migliore è quella di sviluppare un vaccino contenente la sola variante Beta, che può fornire protezione contro molte varianti. Alcuni studi offrono un forte sostegno verso questa strategia, dimostrando che il vaccino di richiamo ricombinante di nuova generazione genera una forte risposta immunitaria contro tutte le varianti di rischio, tra cui Omicron» aggiunge Montomoli.
I nuovi vaccini proteine ricombinanti saranno disponibili a breve e potranno essere somministrati in concomitanza al vaccino antinfluenzale. «Gli studio mostrano che la somministrazione contemporanea dei due vaccini è sicura, ben tollerata e con una adeguata risposta anticorpale pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente. Questi risultati rafforzano le raccomandazioni della somministrazione contemporanea dei due vaccini. Già da quest’anno potrebbe essere possibile la somministrazione del vaccino anti-influenza su una spalla e di quello anti-Covid sull’altra» conclude Montomoli.