Smog e cambiamenti climatici: l’impatto sulla salute della pelle

Il cambiamento climatico non è solo una minaccia per l’ambiente, ma anche una crescente emergenza sanitaria con impatti tanto diretti quanto indiretti sulla pelle. 

A lanciare l’allarme sono gli esperti della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse) che, in vista del Congresso Nazionale SIDeMaST Special Edition 2025 – organizzato nell’ambito del XIV International Congress of Dermatology (Roma 18-21 giugno) – evidenziano come l’aumento delle temperature, l’inquinamento atmosferico e l’intensificazione di eventi climatici estremi stiano compromettendo in modo significativo la salute della pelle.

L’esposizione prolungata a temperature elevate e radiazioni ultraviolette intensificate aumenta il rischio di scottature, invecchiamento precoce e tumori cutanei. La diminuzione dello strato di ozono è un fattore aggravante: si stima che ogni calo dell’1% dello spessore dell’ozono comporti un incremento dell’1-2% dei melanomi, fino al 4,6% dei carcinomi squamocellulari e del 2,7% dei carcinomi basocellulari (Parker, 2020).

“Le radiazioni ultraviolette sono un noto fattore di rischio per i tumori della pelle e la loro intensificazione a causa del cambiamento climatico può aggravare ulteriormente questa problematica – spiega Annunziata Dattola, Professore Associato di Dermatologia all’Università Sapienza di Roma e Segretario Generale dell’ICD – inoltre, l’alterazione della composizione atmosferica, con un incremento delle sostanze inquinanti e una riduzione dello strato di ozono, contribuisce a un’esposizione maggiore ai raggi UV, rendendo la prevenzione ancora più cruciale per la protezione della pelle e la riduzione dei casi di melanoma ed altri tumori cutanei”.

L’impatto dell’inquinamento atmosferico – potenziato dai cambiamenti climatici – non si limita all’apparato respiratorio. La pelle è costantemente esposta all’ambiente e risente in modo diretto dell’aumento di particolato, ossidi di azoto e altre sostanze tossiche, che compromettono la barriera cutanea e favoriscono condizioni come acne, eczema e infiammazioni croniche.

“La ricerca – prosegue la professoressa Dattola – ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico non solo aggrava le condizioni preesistenti, ma può anche contribuire all’insorgenza di nuove patologie cutanee, rendendo la pelle più suscettibile a infezioni e allergie. L’incidenza delle malattie cutanee infiammatorie e infettive aumenta in modo significativo dopo eventi meteorologici estremi come inondazioni e ondate di calore”.

In conclusione, aggiunge Giuseppe Argenziano, presidente SIDeMaST: “Promuovere la consapevolezza e l’educazione sulla cura della pelle in un’epoca di cambiamenti climatici è essenziale per prevenire rischi e migliorare il benessere delle persone. Al contempo, è fondamentale che la ricerca scientifica prosegua nell’analisi degli effetti ambientali sulla salute della pelle, al fine di sviluppare soluzioni innovative per proteggerla e prevenire patologie dermatologiche”.

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