Grazie alla vaccinazione si possono prevenire i tumori da Papilloma virus 

Circa otto donne su dieci sessualmente attive vengono infettate nel corso della loro vita dal Papilloma Virus. La maggior parte di queste infezioni si risolve spontaneamente entro uno o due anni dal contagio, ma negli altri casi il virus persiste e può provocare lo sviluppo di tumori al collo dell’utero, all’ano, alla vagina, alla vulva ma anche della testa e del collo.

Ecco perché è importante vaccinarsi, evitandone la progressione verso forme pericolose. Una raccomandazione rivolta alla popolazione generale e alle donne in particolare, in cui si registra un primo importante picco intorno ai 25 anni e un secondo verso i 45 anni, a causa dell’emersione di infezioni pre-esistenti o di nuova acquisizione, mentre negli uomini la prevalenza resta costante nell’arco della vita.

«Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 prevede che tutte le Regioni garantiscano la vaccinazione gratuita almeno fino a 26 anni per le ragazze e 18 anni per i ragazzi, ma in alcune regioni la vaccinazione è estesa oltre quelle età» spiega Giancarlo Icardi, Professore all’Università di Genova e Coordinatore del Comitato Scientifico SITI-Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva. «L’eliminazione del tumore al collo dell’utero è un obiettivo di Sanità Pubblica lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018 e raggiungibile con il 90% di coperture vaccinali negli adolescenti, il 90% di adesione allo screening cervicale utilizzando i test di ultima generazione, il 90% di donne che accedono tempestivamente a diagnosi e cura».

Vi sono inoltre evidenze che estendere la disponibilità della vaccinazione a tutte le donne tra i 26 e i 45 anni è vantaggiosa per le donne e sostenibile per il Servizio Sanitario

«Diversi studi attestano un risparmio di costi diretti e indiretti della strategia vaccinale, in termini di riduzione dei casi clinici futuri e delle complicanze, rispetto ai costi dei programmi vaccinali» conferma Annalisa Calabrò, Professore di Igiene Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. «Senza considerare i benedici di vite salvate, la protezione del prossimo e del partner, la maggiore equità di salute e la crescita economica e sociale per il Paese, legata alla continuità della produttività della persona».

Nel video:

Adriana BONIFACINO, Professoressa Università Sapienza di Roma e Presidente di IncontraDonna Onlus

Annalisa CALABRÒ, Professoressa di Igiene Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale 

Giancarlo ICARDI, Professore Università di Genova – Coordinatore del Comitato Scientifico SITI – Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva

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