L’artrite reumatoide è una malattia scatenata da una reazione anomala del sistema immunitario che provoca un danno alle articolazioni e un’infiammazione. Se non vengono curati peggiorano sempre di più, fino a compromettere gravemente la vita di chi ne soffre.
Oggi per trattare l’artrite reumatoide sono disponibili farmaci innovativi, come i JAK inibitori, e al congresso annuale della Società Italiana di Reumatologia sono stati presentati risultati che dimostrano l’efficacia del Jak inibitore filgotinib nella vita reale, cioè nei pazienti che tutti giorni vengono presi in carico dai medici, e la sua persistenza nel tempo.
Anche nei pazienti difficili da trattare, in cui precedenti terapie non hanno dato i risultati sperati, l’utilizzo di filgotinib contribuisce a tenere sotto controllo la malattia e a migliorare la qualità di vita dei pazienti.
«Un farmaco viene approvato in base ai risultati ottenuti negli studi clinici. Sono studi molto accurati e rigorosi, che però si riferiscono a pazienti “ideali”, che forniscono un’immagine parziale dei pazienti che poi andiamo a trattare tutti i giorni nei nostri ambulatori» spiega Roberto Caporali, Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche dell’ASST Pini CTO e Professore di Reumatologia all’Università degli Studi di Milano. «Filgotinib ha dimostrato di soddisfare quelli che sono i bisogni dei pazienti nella vita reale, che sono il controllo del dolore, con un’azione rapida, la riduzione dei problemi nella vita quotidiana, e che questi risultati perdurino nel tempo, determinando quella che viene chiamata persistenza del trattamento».
Oggi soprattutto per valutare un farmaco nella vita reale, i medici osservano appunto la persistenza terapeutica, cioè il periodo tra l’inizio delle cure e la loro interruzione, oltre all’aderenza, che indica quanto il paziente rispetta le prescrizioni che gli vengono fornite dal medico.
«Gli studi presentati al congresso hanno confermato l’elevata persistenza al trattamento con l’utilizzo di Filgotinib, grazie al suo profili di efficacia e sicurezza» commenta Marcello Govoni, Professore di Reumatologia e Direttore dell’Unità operativa complessa di Reumatologia Arcispedale S. Anna – Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara. «Filgotinib ha migliorato l’attività della malattia già dal primo mese, con circa l’80% dei pazienti che ha raggiunto una bassa attività della malattia 24 mesi. Il dolore e la stanchezza sono migliorati già dalla prima settimana, con miglioramenti mantenuti fino a 24 mesi. Nella popolazione complessiva, i parametri di produttività lavorativa sono migliorati e non ci sono stati nuovi segnali di sicurezza».
Nel video:
- Roberto CAPORALI, Direttore Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche ASST Pini CTO, Professore di Reumatologia Università di Milano
- Marcello GOVONI, Professore di Reumatologia, Direttore Unità operativa complessa di Reumatologia Ospedale Sant’anna di Ferrara