Per quali pazienti “fragili” con patologie croniche sono consigliate le principali vaccinazioni

Le persone più fragili sono più rischio di infezioni. Pazienti con tumori, patologie reumatologiche, malattie infiammatorie intestinali possono avere conseguenze più gravi se colpiti da influenza, epatiti, polmoniti o herpes zoster. 

Uno dei centri nazionali di riferimento per la gestione di virus e batteri è l’ospedale Luigi Sacco di Milano, che da diversi anni dispone di un centro vaccinale di eccellenza. 

«Nel prossimo futuro l’Ospedale Sacco avrà il compito di organizzare le vaccinazioni sul territorio per diventare punto di riferimento, in particolare per quanto riguarda le vaccinazioni in ambito ospedaliero che interessano i pazienti fragili» ha spiegato Andrea Gori, Direttore Malattie Infettive 2 presso l’Ospedale Luigi Sacco. «L’obiettivo è essere di appoggio, offrendo collaborazione a tutti gli ospedali che non hanno dei reparti di malattie infettive ma che, quotidianamente, devono affrontare problematiche infettivologiche».

Fin dalla metà del 2018, l’Ospedale Sacco ha sperimentato con successo l’attivazione di percorsi vaccinali ospedalieri dedicati ai pazienti fragili, inizialmente dedicati ai pazienti con Hiv e poi ampliati anche ad altre patologie, come ha ricordato Giuliano Rizzardini, Direttore Malattie Infettive 1 all’Ospedale Luigi Sacco: «È un’esperienza che abbiamo maturato rendendoci conto che le coperture vaccinali sui pazienti che seguivamo non erano particolarmente elevate. Di qui la scelta, in accordo con l’Azienda di Tutela della Salute-Ats, di attivare un ambulatorio vaccinale dedicato ai pazienti Hiv positivi che seguivamo. L’iniziativa è stata poi estesa anche a pazienti affetti da altre patologie: dalla reumatologia a quelli affetti da malattie infiammatorie intestinali».

Altri pazienti considerati fragili e per i quali sono consigliate le vaccinazioni sono le persone con tumore. «Tra le malattie che potrebbero compromettere ulteriormente il loro stato di salute, la AIOMAssociazione Italiana di Oncologia Medica, in linea con quanto già fatto per Influenza, pneumococco e Covid, ha recentemente, stilato le “Raccomandazioni sulluso della vaccinazione per lHerpes Zoster”, sottolineando che i pazienti oncologici, soprattutto se sottoposti a terapie attive che causano linfopenia o neutropenia severa, si associa un rischio più elevato di riattivazione del Virus Varicella Zoster» avverte Paolo Pedrazzoli, Direttore della Struttura Complessa Oncologia al Policlinico S. Matteo di Pavia .

Comunemente noto come Fuoco di Sant’Antonio, l’Herpes Zoster è causato dalla riattivazione del virus varicella Zoster che colpisce le strutture nervose. Alla riattivazione, di solito, si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell’addome sotto forma di una singola striscia di vescicole. Il virus, infatti, dopo aver causato la varicella, rimane inattivo nel tessuto nervoso per poi risvegliarsi, a distanza di molti anni, sotto forma di fuoco di Sant’Antonio.

Nel video:

  • Andrea Gori, Direttore Malattie Infettive 2 presso l’Ospedale Luigi Sacco
  • Giuliano Rizzardini, Direttore Malattie Infettive 1 all’Ospedale Luigi Sacco
  • Paolo Pedrazzoli, Direttore della Struttura Complessa Oncologia al Policlinico S. Matteo di Pavia
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