In era Covid non sottovalutiamo altre infezioni, come l’HIV

Nell’ultimo anno si è ridotto il numero nuove infezioni da HIV, probabilmente perché, come è avvenuto per altre patologie, le persone si sono recate con minore frequenza negli ospedali ed è diminuito il numero di test. È una tendenza che preoccupa i medici, perché il numero dei “late presenters”, ovvero quei soggetti che giungono alla diagnosi tardivamente e con un quadro immunologico compromesso rimane ancora molto elevato.

In più, nel nostro paese si stima che circa quindicimila persone siano infette dal virus senza esserne consapevoli. Questi soggetti non diagnosticati e non in trattamento progrediscono verso la malattia e sono potenziale fonte inconsapevole di trasmissione.

Viceversa, il trattamento dell’HIV, se avviato nella fase precoce della malattia, è altamente efficace. «La terapia antiretrovirale riduce la quantità di virus e di conseguenza riduce significativamente anche il rischio di trasmissione dell’HIV ad altre persone. La quantità di virus è talmente ridotta da eliminare completamente il rischio di trasmissione dell’HIV per via sessuale» spiega Claudio Mastroianni, Professore di Malattie Infettive Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I Roma. «Nel campo dell’HIV si tratta di un’acquisizione scientifica rivoluzionaria, che ha un enorme impatto sia sulla vita privata delle persone che vivono con l’HIV, sia in termini di salute pubblica».

Meno farmaci significa minore tossicità e migliore qualità di vita

La terapia standard per il trattamento dell’infezione da HIV ha previsto fino a oggi regimi costituiti dall’associazione di tre diversi farmaci e sebbene tali associazioni siano molto efficaci e generalmente ben tollerate, va considerato il “peso” farmacologico per un paziente con HIV, che dovrà assumere una terapia antiretrovirale per tutta la vita.

«In tal senso la possibilità di avere a disposizione regimi efficaci, ma costituiti da due soli farmaci, diventa fondamentale nel ridurre l’esposizione ai farmaci antiretrovirali, con evidenti benefici per il paziente, tra cui la riduzione della tossicità, il miglioramento della tollerabilità a medio-lungo termine e della qualità di vita del paziente» prosegue Mastroianni.

Un cambio nella terapia che ha avuto conferma anche dagli studi presentati al congresso dell’International AIDS Society, nei quali il regime a due farmaci dolutegravir/lamivudina ha dimostrato il un’efficacia non inferiore rispetto alla prosecuzione di un attuale regime antiretrovirale di almeno tre farmaci.

I farmaci del futuro saranno a lunga durata d’azione

Un’altra buona notizia per le persone con HIV riguarda la possibilità di assumere i farmaci non più quotidianamente, ma una sola volta la settimana o addirittura ogni mese oppure ogni due o tre mesi.

«Grazie a nuove tecnologie si facilita la rapida somministrazione di grandi volumi di fluidi mediante iniezione sottocutanea, riducendo potenzialmente l’impatto del trattamento dei farmaci iniettabili e offrendo opzioni di trattamento ottimizzate ai pazienti, grazie a farmaci ultra long- acting» conferma Miriam Lichtner, Direttrice della Divisione Universitaria Malattie Infettive dell’Ospedale Goretti di Latina. «E’ in corso la pianificazione per iniziare le prime somministrazioni con la tecnologia a lunga durata d’azione, con una migliore qualità di vita per il paziente e un miglioramento dell’aderenza alla terapia».

Nel video:

Claudio M. MASTROIANNI
Professore di Malattie Infettive Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I Roma

Miriam LICHTNER
Direttore Divisione Universitaria Malattie Infettive Ospedale Goretti di Latina

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