Una nuova terapia per il linfoma diffuso a grandi cellule B

Recentemente il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali ha emesso un parere positivo raccomandando l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionale di tafasitamab in combinazione con lenalidomide, seguito da tafasitamab in monoterapia, per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivato o refrattario non idonei al trapianto autologo di cellule staminali (ASCT).

«In Italia, si stima che circa 4.400 persone, ogni anno, hanno una nuova diagnosi di questa malattia» avverte Pier Luigi Zinzani, Professore Ordinario di Ematologia, Istituto di Ematologia “Seràgnoli” Università di Bologna, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. «Tra questi pazienti, nonostante i trattamenti di prima linea abbiano portato a un notevole miglioramento nel controllo della malattia, circa il 40% è refrattario alle terapie o va incontro a recidiva dopo aver mostrato una risposta completa».

L’opinione positiva del CHMP su tafasitamab è un passo fondamentale verso la risposta ad un bisogno medico urgente non soddisfatto per il 30-40% dei pazienti con DLBCL recidivato o refrattario che non rispondono alla terapia iniziale o che sviluppano successivamente recidive.

«Rispetto ad altri nuovi farmaci che stanno arrivando sul mercato, questa combinazione ha dato risultati più convincenti in termini di sopravvivenza libera dalla progressione di malattia, che ha superato i 16 mesi» afferma Pier Luigi Zinzani.

I pazienti con DLBCL recidivato o refrattario hanno opzioni di trattamento limitate e spesso devono affrontare una prognosi sfavorevole. C’è un urgente bisogno di terapie efficaci e questa combinazione potrebbe fornire ai pazienti in Europa un’importante nuova opzione terapeutica.

«La miglior terapia di seconda linea è una chemioterapia ad alto dosaggio seguita da trapianto. Anche in questo caso, però, un 50-55% dei pazienti non può sottoporsi a trapianto e ha bisogno di terapie efficaci di seconda linea. Terapie che stanno diventano, per fortuna, via via disponibili» sottolinea Antonio Pinto, Direttore della SC di Ematologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, IRCCS, Napoli. «Uno dei nuovi approcci impiegati consiste nell’utilizzo dell’anticorpo monoclonale tafasitamab che va a colpire un antigene mai colpito prima»

Nel Video:

Paolo CORRADINI
Professore di Ematologia Università degli Studi di Milano

Giuseppe GIOFFRÈ
Referente pazienti linfomi AIL-Associazione italiana contro le leucemie

Pier Luigi ZINZANI
Professore di Ematologia Università di Bologna

Antonio PINTO
Direttore di Ematologia Istituto Nazionale Tumori di Napoli

Total
18
Condivisioni
Articolo Precedente

La medicina personalizzata è la nuova frontiera per la cura dei tumori

Articolo Successivo

Diabete: dall’impegno di “Health Next Generation” un aiuto per piegare la malattia
 

Articoli correlati