Covid: i pediatri sono preoccupati per la salute psicofisica dei ragazzi

«Dobbiamo assolutamente evitare di ricadere nella situazione dell’anno passato. I nostri ragazzi non potrebbero sopportare un’ulteriore stagione come quella appena trascorsa. Il mondo degli adulti, e in particolare tutti gli attori che professionalmente si occupano della salute e del benessere dei giovani, devono da subito porsi il problema di come scongiurare la reiterazione delle condizioni vissute fino alla scorsa primavera, fatte di quarantene, dad, segregazione da amici, incertezza nel futuro. Sarebbe da irresponsabili non assumersi la fattiva responsabilità di impedire ulteriori ripercussioni negative sulla vita di ragazzi e ragazze nel nostro Paese. Siamo seriamente preoccupati per la loro salute psicofisica». Questo il forte richiamo di Rinaldo Missaglia, Segretario nazionale Simpef – Sindacato medici pediatri di famiglia, che sintetizza una chiara presa di posizione assunta con un documento ufficiale del Consiglio nazionale e l’impegno a farsi carico di promuovere una serie di azioni, a più livelli, che vadano dalla “ripresa della contrattazione per il rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale allo scopo di perseguire il completo radicamento territoriale della pediatria di famiglia” alla “convocazione di una conferenza unitaria con la partecipazione di tutte le professionalità attinenti alla salute del bambino con l’obiettivo di individuare un modello organizzativo, culturale e professionale”, che metta in luce “le potenzialità assistenziali di una pediatria integrata, nella virtuosa collaborazione tra le diverse competenze e specificità professionali”.

Secondo Simpef, l’evidenza che la continua comparsa di varianti del virus costituisca la conferma di un problema, non può essere sottovalutata e l’ipotesi che, con la riapertura delle scuole, al netto degli inappropriati comportamenti legati alla socialità durante la stagione estiva, i contagi possano riprendere in misura sostanziale non appare peregrina. «Se a ciò si aggiunge il dato di una del tutto tiepida, e da rinvigorire, adesione alla campagna vaccinale per gli adolescenti, invero più a carico dei rispettivi genitori che non dei ragazzi e delle ragazze, è ineluttabile paventare il rischio del ritorno alle solo da poco tempo ridimensionate disastrose condizioni, cui i nostri giovani sono stati sottoposti non solamente in ambito didattico e formativo», ammonisce Missaglia.

Non solo, aggiunge ancora il segretario nazionale: «Faccio appello alle varie componenti del mondo della pediatria – società scientifiche, organizzazioni professionali e sindacali, agenzie di tutela giovanile, ma anche associazioni di genitori, di educatori e istituzioni scolastiche – affinché si possa organizzare al più presto una sorta di “Stati generali della pediatria”, per analizzare l’attuale stato di salute psicofisica dei nostri giovani e predisporre le conseguenti strategie di contrasto alle problematiche derivanti da quanto accaduto negli ultimi 16 mesi. Credo che tale responsabilità non possa che estrinsecarsi in un impegno, non solo morale, da parte in primis di tutti i pediatri, prescindendo dalle loro pur diverse e rispettive espressioni professionali.»

Per in Sindacato medici pediatri di famiglia, il mondo dell’infanzia è stato il vero convitato di pietra ai tavoli della gestione sociosanitaria della pandemia. Con l’idea, certamente reale, che l’aspetto strettamente clinico-sanitario della malattia da Covid-19 fosse poco impattante nella popolazione pediatrica si sono trascurati e si stanno tuttora trascurando gli effetti sociali, emotivi e comportamentali che possono assumere valenze di profonda crisi e sofferenza di ampiezza generazionale. «Un ulteriore appello quindi – conclude Missaglia – è rivolto a Presidenza del Consiglio, Ministeri competenti, Assessorati regionali e, strutture amministrative del SSN affinché accelerino la predisposizione delle opportune riforme del sistema, avviando le idonee procedure col principale, se non unico, scopo di aiutare i “minori” italiani e le loro famiglie a ridurre il più possibile l’impatto delle conseguenze della pandemia e, in prospettiva, porre le basi per una rinnovata, nella sua eccellenza, capacità assistenziale pediatrica.»

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