La terapia contro il tumore alla prostata sembra proteggere dal COVID-19

Uno studio condotto su un campione di 4532 uomini nella Regione Veneto ha messo in evidenza che i pazienti in cura per il cancro alla prostata con terapie di deprivazione androgenica (ADT) hanno meno probabilità di essere infettati dal coronavirus e, qualora fossero infettati, il decorso della malattia risulta meno grave.

Gli autori dello studio, pubblicato sull’importante rivista scientifica Annals of Oncology, affermano che i loro risultati suggeriscono che la deprivazione di androgeni sembra proteggere gli uomini dall’infezione COVID-19.

Lo studio, partito dall’intuizione del professor Andrea Alimonti, Principal Investigator dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) di Padova e professore ordinario di Farmacologia del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, e del professor Francesco Pagano, presidente della Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata Onlus (di cui il VIMM è braccio operativo), è stato condotto sui dati aggiornati al primo aprile 2020 della popolazione maschile in Veneto.

Questo studio è stato realizzato a partire dai dati forniti dalla Regione Veneto, in particolare dal Registro dei Tumori – Azienda Zero, grazie alla collaborazione del Professor Massimo Rugge e del Dottor Manuel Zorzi, e dall’Ufficio di Prevenzione della Regione Veneto, nella persona della dottoressa Francesca Russo.

Grazie alla stretta collaborazione tra l’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) – di cui fanno parte i professori Andrea Alimonti, Francesco Pagano, la professoressa Monica Montopoli e la dottoressa Sara Zumerle – con l’Università di Padova (Dipartimento di Medicina e Dipartimento di Scienze del Farmaco) – Professor Roberto Vettor, Professor Eugenio Ragazzi – nonché dall’Azienda Ospedaliera di Padova (Unità Urologica) – Dottor Tommaso Prayer – e dell’Università della Svizzera Italiana Professor Carlo Catapano, Professoressa Giuseppina Carbone e Dottor Andrea Cavalli.

I ricercatori hanno rilevato che su 4532 uomini affetti da COVID-19, il 9,5% (430) aveva il cancro e il 2,6% (118) aveva il cancro alla prostata. I pazienti oncologici presentavano un rischio aumentato di 1,8 volte di insorgenza del COVID-19 dell’intera popolazione maschile e sviluppano la malattia in forma più grave.

Tuttavia, quando i ricercatori hanno esaminato tutti i pazienti con carcinoma prostatico nella regione Veneto, hanno scoperto che solo 4 su 5.273 uomini in cura sottoposti alla terapia antiandrogena hanno sviluppato infezione da Sars-Cov-2 e nessuno di loro è morto. Questo, rapportato a 37.161 uomini con tumore alla prostata che non hanno ricevuto cure con ADT, di cui 114 sono stati colpiti da nuovo Coronavirus e 18 deceduti. A completare il quadro, i dati dei pazienti oncologici con forme tumorali diverse dal carcinoma prostatico: su 79.661 pazienti, 312 hanno sviluppato COVID-19 e 57 sono morti.

“I pazienti con carcinoma prostatico in terapia con deprivazione androgenica – ha dichiarato il professor Alimonti – hanno riscontrato un rischio ridotto di quattro volte di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2 rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto cure ADT. Una differenza ancora maggiore, è stata riscontrata quando abbiamo confrontato i pazienti con carcinoma prostatico sottoposti a ADT con pazienti con altre forme di cancro; si è rilevata una riduzione di oltre cinque volte nel rischio di infezione.

Questa è la prima pubblicazione scientifica a suggerire un collegamento tra terapia di deprivazione androgenica e COVID-19 – conclude Alimonti”.

Total
1
Condivisioni
Articolo Precedente

Tumore ovarico: manteniamoci informate

Articolo Successivo

Partecipa a Scuolaremota, il questionario sulla didattica online

Articoli correlati