Alzheimer: Airalzh annuncia nuovi investimenti per la ricerca

Gli effetti di sostanze naturali, come i polifenoli presenti nell’olio d’oliva e nella tipica dieta mediterranea, potrebbero offrire indicazioni per la progettazione di farmaci efficaci nella prevenzione e nella terapia di Alzheimer. E’ l’obiettivo di una ricerca, condotta da Manuela Leri, ricercatrice dell’Università degli Studi di Firenze, finanziata da Airalzh Onlus, associazione che promuove e sostiene a livello nazionale la ricerca medico-scientifica sulla malattia dell’Alzheimer e altre forme di demenza attraverso opere di sensibilizzazione e raccolta fondi.
La ricerca condotta da Manuela Leri non è l’unica: negli ultimi tre anni i ricercatori della rete Airalzh Onlus hanno ricevuto 75 assegni di ricerca annuali grazie al contributo da parte di Coop, importante insegna della grande distribuzione in Italia.
Due le diverse linee di ricerca su cui si sono concentrati i progetti di ricerca Airalzh: da una parte ricerche di base per individuare i meccanismi patogenetici, dall’altra ricerche cliniche per individuare fattori di rischio e strumenti per la diagnosi precoce. L’investimento ha prodotto centodieci pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche internazionali.

In Italia, i malati di demenza sono più di un milione, la maggior parte dei quali affetti da Alzheimer, malattia che oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 65 anni. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, si calcola che nel corso dei prossimi trent’anni i casi di Alzheimer potranno triplicare.
Eppure Alzheimer e le demenze attraggono troppo pochi fondi per la ricerca.
«Prima della nascita di Airalzh, nel 2014, l’Italia era l’unico Paese occidentale che non raccoglieva fondi per la ricerca sull’Alzheimer in analogia con quanto invece avveniva per altre patologie» racconta Sandro Sorbi, Presidente Onorario di Airalzh, Professore Ordinario di Neurologia dell’Università degli Studi di Firenze e Direttore Neurologia I dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze. «Chi voleva fare una donazione per curare questa malattia si rivolgeva ad associazioni di altri Paesi».
Alcuni Paesi investono molto nella ricerca sull’Alzheimer, ma comunque in misura minore rispetto al altre patologie: dati del 2019 riferiti agli Stati Uniti, la nazione che maggiormente finanzia la ricerca sull’Alzheimer, riportano che i fondi destinati ad Alzheimer e malattie correlate superano di poco i 2 miliardi di dollari, rispetto ai 6 miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro. Nel mondo ci sono solo 50-60 studi clinici sperimentali su malati di Alzheimer ogni anno, rispetto a 500 per le malattie cardiovascolari e 2.500 per il cancro.

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