valvole cardiache

La chirurgia per sostituire le valvole cardiache

Le malattie delle valvole cardiache interessano un milione di persone in Italia, circa il 10% della popolazione con più di 65 anni, la fascia più colpita da queste patologie. Tra le malattie delle valvole cardiache, la stenosi della valvola aortica e l’insufficienza della valvola mitralica sono nettamente le più frequenti.
L’impatto sulla salute e sulla qualità di vita dei cittadini è importante soprattutto per le persone in età avanzata, in cui la malattia è più spesso severa e invalidante.
Generalmente le malattie delle valvole cardiache sono poco conosciute e “trascurate”: solo il 5% degli italiani oltre i 60 anni ne ha sentito parlare e ancora meno, il 2%, se ne preoccupa, nonostante le forme più gravi abbiano una prognosi fortemente negativa, simile a quella di molti tumori.
La prognosi delle malattie delle valvole cardiache, non diagnosticate e non curate adeguatamente, è sfavorevole; il rischio di sintomi invalidanti o perfino di morire nell’arco di pochi anni è consistente, sino al 50% dei casi più gravi e sintomatici.
Le cure per le malattie delle valvole cardiache sono diverse e variano, a seconda della gravità del disturbo, dal trattamento farmacologico alla cardiochirurgia.
Quando viene diagnosticata una forma grave, le uniche possibilità di cura sono la riparazione o la sostituzione della valvola, con interventi frutto di decenni di ricerca sui materiali e di innovazione nelle procedure chirurgiche e cardiologiche interventistiche.
Oggi le possibilità di intervento per il trattamento della valvola aortica sono essenzialmente due: sostituzione o riparazione. In entrambi i casi è possibile intervenire per via chirurgica o con una procedura transcatetere.
Le valvole malate possono essere sostituite con valvole biologiche o valvole meccaniche. Negli ultimi anni ci si sta orientando sempre più per un utilizzo delle valvole biologiche anche nei giovani pazienti sia perché si evitano gli effetti di una terapia anticoagulante a lungo termine, sia perché i rischi legati al sottoporsi a un nuovo intervento chirurgico diminuiscono progressivamente nel tempo.
In conclusione, è sempre bene che i pazienti siano ben informati da parte dello specialista da cui sono in cura affinché la migliore opzione terapeutica scelta consenta il trattamento ottimale per il paziente e, al contempo, gli consenta di mantenere una buona qualità di vita.

Nel video:

  • Carlo ANTONA
    Direttore Cardiochirurgia Ospedale Luigi Sacco Milano
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