Telemonitoraggio per le aritmie del cuore

La telemedicina può essere cura: dimezza la mortalità, riduce le ospedalizzazioni e migliora l’assistenza. La telemedicina riduce fino al 50% la mortalità, del 39% le ospedalizzazioni, del 50% il numero di visite in ospedale, del 60% i costi sanitari, ma non è ancora né codificata né rimborsata dal Sistema sanitario nazionale Le aritmie cardiache sono la causa più frequente di morte improvvisa che, con circa 40.000 decessi l’anno (uno ogni 13 minuti), rappresenta il 40% delle morti cardiovascolari e il 10% di tutte le cause di morte. I progressi della terapia farmacologica, i defibrillatori esterni e i defibrillatori impiantabili ne hanno ridotto l’incidenza di circa il 35% negli ultimi 15 anni.
Sono questi alcuni dei temi di cui si è parlato in occasione del Congresso Nazionale di AIACAssociazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione. Il progressivo incremento dell’aspettativa di vita e con essa della prevalenza di malattie croniche, hanno favorito un notevole aumento delle aritmie, anomalie del battito del cuore che interessano oltre mezzo milione di italiani over65 (4 su 100) e che costituiscono una delle cause più frequenti di accesso al Pronto Soccorso o di ricovero in cardiologia (circa il 13% dei ricoveri). “L’identificazione precoce di gravi patologie come la fibrillazione atriale o lo scompenso cardiaco possono interrompere questo meccanismo, prevenendo l’insorgenza di situazioni critiche e le conseguenti ospedalizzazioni. In questo senso il telemonitoraggio rappresenta un vero e proprio strumento di cura per i pazienti con dispositivo cardiaco impiantabile come pacemaker e defibrillatori e in generale per il paziente cardiopatico poiché, grazie ad una osservazione continua, permette una pronta reazione terapeutica” – dichiara Renato Pietro Ricci, Presidente AIAC. L’unione di competenze mediche, infermieristiche, tecniche ed informatiche permettono oggi la cura del paziente a distanza, la semplificazione dei percorsi e l’ottimizzazione delle risorse, migliorando i flussi organizzativi delle strutture ospedaliere. I risultati sono sorprendenti: la telemedicina riduce fino al 50% la mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco, del 39% le ospedalizzazioni, del 50% il numero di visite in ospedale con un conseguente alleggerimento delle liste di attesa e degli accessi ai Pronto Soccorso per un risparmio del 60% dei costi sanitari.
“I benefici del monitoraggio remoto non sono solo sanitari, ma anche psicologici per il paziente e i suoi familiari che dimostrano da sempre un alto grado di accettazione e soddisfazione. Inoltre rappresentano la vera continuità assistenziale, in uno stretto binomio tra ospedale e territorio, anche secondo quanto raccomandato dalle linee guida internazionali – precisa Ricci – In Italia circa il 50% dei defibrillatori e il 20% dei pacemaker sono in telemonitoraggio, nonostante ad oggi la prestazione non sia ancora stata codificata dal Sistema sanitario nazionale e non venga rimborsata alle strutture che la utilizzano e che, per questo, presentano ancora grosse difficoltà ad allocare le risorse necessarie”.

Nel video:

  • Renato Pietro Ricci
    Presidente AIAC
  • Roberto De Ponti
    Presidente Eletto AIAC
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