Una terapia contro l’iperparatiroidismo

Etelcalcetide, il nuovo farmaco approvato per il trattamento dell’sHPT, è un agente calciomimetico di seconda generazione che si lega ed attiva il recettore sensibile al calcio (CaSR), espresso anche sulle cellule delle ghiandole paratiroidee. È il primo calciomimetico a poter essere somministrato per via endovenosa, garantendo così un maggior controllo della terapia e migliorando l’aderenza del paziente.
Somministrato direttamente al termine della seduta di emodialisi, tre volte a settimana, riduce i parametri di laboratorio più rilevanti nei pazienti con iperparatiroidismo secondario (sHPT), una frequente complicanza della malattia renale cronica (CKD).
L’iperparatiroidismo secondario è una complicanza molto frequente che colpisce la metà dei pazienti con insufficienza renale cronica. Il progressivo declino della funzionalità renale porta ad un’alterazione del metabolismo di calcio (Ca), fosforo (P) e vitamina D. Il conseguente sviluppo di ipocalcemia e iperfosfatemia conduce ad un incremento della sintesi di ormone paratiroideo (PTH) prodotto dalle ghiandole paratiroidi, quattro piccole ghiandole situate dietro la tiroide. “Questa complicanza costituisce un vero problema clinico – spiega il professor Francesco Locatelli, Direttore Emerito del Dipartimento Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale all’Ospedale A. Manzoni di Lecco – In Italia, i pazienti in dialisi sono circa 50 mila e almeno la metà di chi inizia un percorso di dialisi soffre di iperparatiroidismo secondario, condizione che progredisce con il passare del tempo in dialisi e spesso anche dopo il trapianto. L’eccessiva produzione di paratormone, come abbiamo detto, è responsabile delle cosiddette calcificazioni metastatiche, il depositarsi di sali di calcio nelle arterie e nei tessuti molli, anche nei parenchimi nobili, come cuore e polmoni, con la conseguente compromissione della funzione di questi organi vitali. Inoltre, le calcificazioni vascolari aumentano la rigidità delle pareti dei vasi e, associate alle calcificazioni delle valvole cardiache, sono la principale causa dell’aumentata mortalità cardiovascolare di questi pazienti”. Nei pazienti con insufficienza renale, “bisogna monitorare attentamente le situazioni in evoluzione e cercare di impedire che si raggiungano livelli di PTH troppo elevati, oltre i quali la condizione di ipersecrezione di PTH potrebbe diventare “autonoma”, non più controllabile e risolvibile unicamente con il ricorso all’intervento chirurgico di paratiroidectomia”. È quindi evidente l’importanza di una tempestiva e adeguata gestione del metabolismo minerale.

Gli interventi farmacologici per l’iperparatiroidismo secondario mirano principalmente alla prevenzione delle sue conseguenze sull’apparato scheletrico e cardiovascolare. I trattamenti in uso più prescritti sono di tre tipi: chelanti del fosforo, vitamina D e calciomimetici, spesso usati in associazione. I chelanti del fosforo ne attenuano l’assorbimento intestinale; gli attivatori del recettore della vitamina D incrementano l’assorbimento del calcio e del fosforo e riducono la sintesi di PTH; i calciomimetici, agendo sul recettore sensibile al calcio, riducono i livelli di paratormone e anche i livelli di calcio e fosforo.
Nonostante le attuali opzioni terapeutiche, solo il 15-20% dei pazienti riesce a raggiungere contemporaneamente i livelli target di PTH, Ca e P. Questo è indice di un evidente bisogno clinico non soddisfatto. Ma ora anche in Italia c’è etelcalcetide, la cui immissione in commercio è stata autorizzata dall’EMA il novembre scorso e, sette mesi dopo, autorizzato da AIFA. Il farmaco è prescrivibile nel nostro Paese con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco che lo ha inserito nella Classe A, quella dedicata ai farmaci rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale e soggetto a prescrizione medica limitativa vendibile al pubblico su prescrizione di specialisti in nefrologia e centri dialisi individuati dalle Regioni.

“La nuova molecola è un peptide che agisce in modo diretto sul recettore del calcio, inibendo la secrezione e la produzione del paratormone da parte delle ghiandole paratiroidee – illustra il professor Mario Cozzolino, Direttore della U.O.C. Nefrologia e Dialisi, ASST Santi Paolo e Carlo, Presidio San Paolo e Professore di Nefrologia, Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Milano – Come atteso, gli studi pubblicati sulla rivista JAMA hanno dimostrato che, come il precedente calciomimetico, etecalcetide è più efficace della sola terapia standard con chelanti del fosforo e vitamina D. Tuttavia, rispetto ai pazienti trattati con cinacalcet, il calciomimento attualmente in uso, nel gruppo trattato con il nuovo farmaco si è evidenziata una percentuale significativamente maggiore di pazienti il cui valore medio del paratormone si è ridotto del 30% o del 50% rispetto al valore basale, due endpoint che nello studio sono stati classificati come secondari ma che influenzano positivamente il metabolismo calcio-fosforo”.

Nel video:

  • Francesco LOCATELLI
    Direttore Emerito del Dipartimento Nefrologia, Ospedale A. Manzoni di Lecco
  • Mario COZZOLINO
    Professore di Nefrologia, Dipartimento di Scienze della Salute Università di Milano
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