Artroscopia, prevenzione e terapia per chi fa sport

Non sono solo i grandi campioni a rischiare. Tendinopatie, mal di schiena, traumi agli arti e alle articolazioni sono sempre più comuni anche tra i ragazzi che praticano sport amatoriale, tra gli over 40 e gli anziani che vogliono tenersi in forma. Con l’avanzare dell’età, infatti, l’apparato muscolo-scheletrico diventa sempre più fragile e va incontro a traumi o danni da usura. Quindi non si tratta di un problema di pochi, ma di gran parte della popolazione.
“Abbiamo voluto focalizzare il prossimo Congresso Nazionale della SIA sul tema Artroscopia e Sport – dichiara il Professor Giancarlo Coari, Presidente della Società Italiana di Artroscopia – perché è proprio a chi ama il movimento ed un corretto stile di vita attivo che l’artroscopia permette di dare le risposte più idonee. Come gli interventi più complessi permettono di recuperare in fretta i grandi campioni,  così le stesse tecniche diventano poi un patrimonio risolutivo per tutti.” 
La chirurgia artroscopicachiarisce il Professor Raul Zini, Presidente del XXI Congresso Nazionale SIA e Resp. Scientifico gruppo privato Gruppo Villa Mariarappresenta una risposta sia in termini di prevenzione sia di terapia grazie a tecniche mininvasive, con minor danno per il paziente e con una riduzione quasi certa dei tempi di guarigione. Gli interventi, durano in genere da 20 minuti a un’ora, ed in media è sufficiente il ricovero ospedaliero per una sola notte, con benefici evidenti anche sul versante dei costi. Ne sono un chiaro esempio gli interventi di artroscopia dell’anca. In questo settore riusciamo oggi a curare l’impingement femoro-acetabolare (FAI), una patologia osteoarticolare fino a pochi anni fa sconosciuta, dove si possono verificare da piccoli sfregamenti a veri e propri urti, nel movimento, tra la cartilagine della testa del femore e l’acetabolo. Il trattamento precoce di questa patologia, può evitare l’insorgenza di una grave artrosi fino a scongiurare trattamenti drastici quali, ad esempio, la protesi d’anca.”

Una insistente pubalgia, può nascondere un Impingement Femoro-Acetabolare (FAI)
Generalmente il FAI si presenta con un dolore all’anca subdolo ed insistente, interpretato erroneamente in molti casi come pubalgia, fino ad arrivare ad una progressiva limitazione funzionale dell’anca. L’attività sportiva praticata in età giovanile, soprattutto nelle ragazze, mette in evidenza queste situazioni e tende ad aggravarle progressivamente. Tra gli sport che comportano una maggiore probabilità di rischio rispetto al FAI: il calcio, le arti marziali, la danza, il basket ed il volley.
“I risultati raggiunti dall’artroscopiadichiara il Professor Piero Volpi, Responsabile Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio e di Traumatologia dello Sport Istituto Humanitas ed ex calciatore professionista – sono legati alla società di oggi, dove oltre alle necessità degli atleti professionisti, si assiste ad una sempre maggiore partecipazione allo sport amatoriale, soprattutto tra le donne. Secondo i nostri dati, il picco di incidenza di problemi articolari si riscontra tra i 30 e 50 anni, per lo più tra coloro che praticano sport di resistenza come corsa, calcio, nuoto, ciclismo, ma anche tennis e golf. Insito nel concetto di sport è la prevenzione. La cura, nello sport, – conclude Volpiè già una contraddizione di termini, perché quando l’atleta si fa male, non a causa di un incidente inevitabile, significa che la prevenzione non è stata efficace.”
Se avessi avuto la possibilità di essere operato in artroscopia, la mia carriera di calciatore non si sarebbe fermata a soli 31 anni – afferma, con convinzione, Paolo Rossi, campione del Mundial ‘82 – In questi ultimi anni, anche per lavoro, ho avuto l’opportunità di confrontarmi spesso con il mondo della medicina, e quasi tutti gli specialisti mi hanno assicurato che, se negli anni settanta avessimo potuto contare sulle tecniche artroscopiche, la mia vita da calciatore sarebbe durata almeno 5-6 anni in più.”
“Purtroppo i continui allenamenti sono causa spesso inevitabile di traumi e lesioni mentre l’aspirazione di un atleta è sempre quella di poter tornare in pedana il prima possibile– dichiara Giovanna Trillini, indimenticata schermitrice plurimedagliata Nel mio caso è stato proprio grazie alla  programmazione di una serie di interventi in artroscopia al ginocchio ed al menisco che sono riuscita a partecipare e vincere le Olimpiadi del 1992 a Barcellona.”
Le necessità di un atleta d’élite, il tipo di sport praticato, il momento della stagione in cui avviene l’infortunio, la fase della sua carriera, l’età stessacommenta il Prof. Vittorio Calvisi Dir. Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, Università dell’Aquilasono spesso aspetti che determinano opzioni e programmazioni differenti in relazione al tipo di tecnica chirurgica da scegliere.”
Ginocchio l’ articolazione più operata, spalla al primo posto per causa di disfunzione e caviglia la più colpita da traumi nei professionisti. Con oltre 236 mila interventi nel 2009, rispettivamente 191.000 e 45.000, ginocchio e spalla sono le articolazioni più trattate dalla chirurgia artroscopica. Sempre la spalla è al primo posto come causa di disfunzione e limitazione della performance fino alla impossibilità di proseguire l’attività sportiva. “Tra le più frequenti ci sono le rotture di vario grado della cuffia dei rotatori, le lesioni con distacco dell’inserzione del tendine del bicipite, le lesioni cartilaginee e le lesioni capsularichiarisce il Dott. Gianezio Paribelli, Responsabile di unità funzionale ortopedica Domus Nova, Ravenna. Gli sport che maggiormente causano lesioni alla caviglia risultano essere gli sport di contatto e quelli con rapidi cambi di velocità e di direzione come il football americano, il calcio, il basket e il volley. “L’artroscopia della caviglia – spiega il Prof Francesco Ljoi, Direttore U.O. Ortopedia e Traumatologia, Forlì – ha portato ad un miglioramento della diagnosi delle patologie della  caviglia stessa, sia nella parte anteriore che in quella posteriore, e dei tendini situati in prossimità di questa.” In uno studio sull’incidenza dei traumi nelle competizioni mondiali di calcio della FIFA per squadre di club e nazionali di tutte le età, sia maschili che femminili, e nei Giochi Olimpici, la caviglia si è confermata essere in assoluto l’articolazione più colpita, con una percentuale di 19% sul totale dei traumi registrati negli anni 1998-2012.
Lesioni delle cartilagini, oggi con l’artroscopia un ritorno alla normalità nell’80% dei casi. Le lesioni della cartilagine articolare sono sempre state considerate di grande importanza perché si ritenevano impossibili da guarire. La loro particolare struttura architettonica ma soprattutto l’assenza di vascolarizzazione fanno si che la cartilagine possieda una limitatissima capacità riparativa. Tuttavia grazie alle innovative tecniche di artroscopia è oggi possibile garantire  nell’80% dei casi un ritorno all’attività sportiva, o semplicemente alla normalità ed agli stessi livelli precedenti alla lesione.

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